Cronaca / Circondario
Venerdì 16 Luglio 2021
Lecco: «Ostello senza Cassin?
Ragioni politiche»
Il caso Il figlio Guido attacca sulla mancata intitolazione della nuova struttura alla leggenda dell’alpinismo
«Era tutto già deciso, ora la giunta ha cambiato idea. Vogliono farmi pagare il sostegno a Peppino Ciresa»
«L’intitolazione dell’ostello a Cassin era già stata decisa, ma la nuova giunta Gattinoni ha cambiato le carte in tavola. Perché? Ragioni politiche, mi vogliono far pagare il fatto di aver sostenuto Peppino Ciresa alle ultime elezioni».
Guido Cassin, 75 anni, figlio del grande Riccardo, presidente della Fondazione a lui dedicata, non ha dubbi nel ricostruire la vicenda che avrebbe dovuto portare a dedicare un luogo altamente simbolico della nostra città a una delle leggende dell’alpinismo mondiale.
«Io – spiega Guido Cassin - le idee le ho ben chiare, mentre mi sembra che questa Giunta non sappia di cosa stia parlando. C’era già l’accordo per l’intitolazione: mi era stata proposta dall’allora sindaco Virginio Brivio che l’aveva condivisa con Antonio Rossi in rappresentanza della Regione e con Flavio Polano, ai tempi presidente della Provincia, nell’ambito del protocollo di intesa con cui i tre enti finanziavano il cantiere per terminare i lavori all’ostello».
Secondo Guido Cassin l’accordo era ormai raggiunto e sottoscritto: «Come famiglia avevamo accettato, ma avevamo chiesto che venisse creato un angolo all’ingresso con un totem e un monitor per spiegare l’alpinismo lecchese, e quindi la figura di Riccardo Cassin, a chi potrebbe non conoscerlo. Quella dell’ostello è una proposta improntata sul turismo, ma che deve tenere conto del fatto che è una struttura che ha alle spalle il San Martino e che guarda il Resegone».
Sembra invece che per l’intitolazione si stiano prendendo altre strade: «Questa nuova amministrazione ha cancellato l’accordo che c’era e che Virginio Brivio aveva già condiviso con la sua Giunta, ottenendo anche il consenso della Provincia e della Regione. Non ho mai ricevuto una telefonata né da Gattinoni, né dell’assessore Cattaneo, non so nemmeno che facciano abbiano».
A far discutere anche la mancata celebrazione dei sessant’anni della storica scalata dei Ragni, guidati da Cassin, al McKinley: «Mia figlia e il presidente della rassegna Monti Sorgenti Emilio Aldeghi sono andati a proporre al Comune di organizzare la proiezione del film della spedizione, ma gli è stato risposto picche perché, hanno detto, non avevano soldi e non gli interessava. A Valmadrera invece si sono dovute fare due serate per accontentare tutti quanti hanno voluto esserci: 200 persone di questi tempi non sono poche per un film di 60 anni fa».
Tra le ragioni che avrebbero portato il Comune a tirare un freno in merito all’intitolazione dell’ostello a Cassin anche l’idea di trovare un brand dal forte richiamo internazionale: «Mi dicano – spiega Guido Cassin - chi c’è di più internazionale a Lecco di mio padre. Era socio onorario di tutti i club alpini europei, di quello americano, di quello dell’Urss e di quello giapponese. Quando è andato al Fujiyama è salito dall’arrivo della funivia alla vetta, come andare dai Resinelli alla Grigna, fra un’ala di folla che affiancava tutto il sentiero. All’aeroporto di Vancouver, quando già era in età avanzata e con il bastone, abbiamo incontrato un ragazzo di 2 metri che si è inginocchiato per rendergli omaggio perché aveva fatto anche lui la sud del McKinley. I libri di mio padre sono stati tradotti in moltissime lingue».
Guido Cassin si è fatto una propria idea sulle ragioni di queste scelte: «Questa Giunta vuole farmela pagare per essermi candidato con Peppino Ciresa nelle ultime elezioni. Non vedo nessun altro motivo valido. Lecco è una città che sembra essere senza memoria. Mio padre è mancato da più di dieci anni eppure non c’è ancora nessun luogo o simbolo a lui dedicato».
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