L’addio a Figini, una vita per il prossimo

Calolziocorte Una chiesa gremita per l’ultimo saluto all’anziano morto a Maggianico la scorsa settimana. La figlia: «Mancherai a tutti: alla mamma, alla tua famiglia e agli enti che ricevevano le tue segnalazioni»

Tutta la città ieri ha detto addio a Giuseppe Figini, morto la scorsa settimana a Maggianico, dove si era recato in sella alla sua bicicletta.

In chiesa, per le esequie, c’erano gli amministratori locali, dal sindaco Marco Ghezzi agli assessori Aldo Valsecchi e Cristina Valsecchi, i rappresentanti di Confcommercio, da Antonio Peccati ad Alberto Riva e Peppino Ciresa fino al senatore Paolo Arrigoni, con cui Figini era stato consigliere. E poi i tanti amici delle varie associazioni che con lui aveva fatto un pezzo di strada, dall’Act alla pro loco, con gli stendardi.

L’omelia

Se don Giancarlo Scarpellini ha parlato della vita dell’anziano di 84 anni come informata dagli stessi principi che hanno riformato la chiesa attraverso le principali “costituzioni” del Concilio Vaticano II, le testimonianze di tutti coloro che hanno voluto salutarlo per un’ultima volta hanno permesso di rivederlo in sella alla sua bici oppure impegnato in questo o in quel piccolo intervento di abbellimento della sua città.

Intimo il ritratto offerto dalla figlia Francesca che ha parlato di un «attivismo» che spesso «ci è stato stretto», dal momento che la famiglia «ti ha dovuto dividere con molti altri e sopportare dinamiche e vicissitudine di consigli direttivi e molto altro».

Giuseppe Figini, però, era così e la sua era «una vita a servizio di tutti», caratterizzata da «una curiosità innata». Per questo, ha affermato senza tema di smentita, «mancherai a tutti: dai compagni agli enti che ricevevano le tue segnalazioni, alla mamma e a noi».

Un uomo d’altri tempi

Tarcisio Mazzoleni, a nome dei soci dell’Act, ha detto che a tutti «mancheranno le discussioni appassionate sulle cose da fare» ma anche «l’entusiasmo che dedicavi alla nostra città». Tanto, ha riconosciuto l’amico Albert Bagno, Figini «ha fatto per la comunità e per chi aveva bisogno».

Non ha quindi stupito nessuno il ricordo che di Giuseppe Figini ha voluto consegnare a tutti il primo cittadino. «Il signor Figini era un’istituzione, un uomo d’altri tempi, come non ce ne sono più: serio puntiglioso e rispettoso delle istituzioni. Era un uomo profondamente legato al suo territorio, per cui si è speso fino all’ultimo. Ispiratore di tante iniziative con la sua Act che ha reso più bella la nostra città», e ha citato le fontanelle rimesse a nuovo, le aiuole curate, le panchine riparate, le staccionate sistemate.

La riconoscenza

«Settimanalmente - ha sottolineato, quasi a rimarcare l’incredibile e appassionata costanza con cui portava avanti i suoi progetti - era davanti al mio ufficio con un elenco delle cose da fare».

Per questo, nel salutarlo, ha concluso: «Tutti noi gli dobbiamo riconoscenza per quello che ha fatto in tanti anni. Per ripagarlo, vi chiedo di non dimenticarlo e ai famigliari dico siatene orgogliosi».

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