Cronaca / Circondario
Sabato 17 Dicembre 2016
La “Luce” oltre la malattia
Il libro di Antonio Spreafico
Si può acquistare con il nostro giornale e il ricavato sarà devoluto alla Casa sul Pozzo di Chiuso
Il nostro quotidiano offre la possibilità di acquistare, insieme al giornale, un libro di grande spessore, particolarmente indicato per queste giornate che celebrano il Natale.
Si tratta del volume “Luce” di Antonio e Giorgio Spreafico. Il libro è venduto in abbinamento con “La Provincia di Lecco” al prezzo di 9 euro e lo si può trovare nelle edicole di Lecco città, Malgrate, Valmadrera, Pescate, Mandello e Galbiate.
L’intero ricavato sarà devoluto in beneficienza alla Casa sul Pozzo di Chiuso. Scritto nel 2013 da Antonio Spreafico con l’aiuto del fratello Giorgio, “Luce” è il racconto autobiografico del profondo dramma vissuto dall’autore quando gli fu diagnosticata la SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Oggi, a poche settimane dalla scomparsa di Antonio, questa sua sorta di testamento spirituale acquista ancora più rilievo. Architetto e designer, protagonista di numerose iniziative culturali, Antonio è sempre stato impegnato nel sociale e nel mondo del volontariato. Nel novembre del 2011 gli viene diagnosticata la SLA, ed ecco l’idea di scrivere un libro che parli di questo dramma e della volontà di affrontarlo costi quel che costi. Antonio, già provato dalla malattia, è aiutato dal fratello Giorgio, giornalista e scrittore, ben noto per i suoi libri dedicati all’alpinismo e alla montagna. “Luce” non è solo la descrizione di come può cambiare una vita quando viene stravolta dalla SLA, è qualcosa di più perché dietro alle difficoltà di ogni giorno, di ogni ora, c’è sempre viva la speranza. Un paradosso, se pensiamo che Antonio ha avuto in sorte una malattia senza pietà, ma è qui il mistero di quella “luce” che dà il titolo al volume.
«Questo libro – ci ha detto Giorgio Spreafico - è nato al Niguarda, dopo una grave crisi respiratoria, da cui Antonio era uscito per miracolo. Dopo averlo rimesso in sesto i medici gli comunicarono che doveva operarsi, gli avrebbero fatto una tracheotomia per scongiurare altre crisi. Gli dissero anche che dopo l’operazione avrebbe corso il rischio di non parlare più. Questo fece nascere ad Antonio l’idea del libro».
Dentro il tunnel della sofferenza, insomma, può esserci il dono inatteso della speranza. Certo, ci vuole grande forza, grande spirito e soprattutto grande fede. «La fine della vita – scrive ancora Antonio nella pagina conclusiva del suo libro – non smette di essere vita. Non ho paura di morire, sono in pace poiché nell’amore di chi mi circonda, come in quello di tutti coloro che ho incontrato lungo il cammino, ho visto l’amore di Dio».n
Gianfranco Colombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA