Cronaca / Circondario
Domenica 03 Settembre 2017
La corsa in salita di Rota
fa il pieno di applausi
Consegnato il premio allo sportivo dell’anno: Un giovanissimo campione dell’atletica leggera, senza dimenticare l’altro giovane: Manuel Locatelli
Il debutto del “Premio sportivo dell’anno” ha gremito il cineteatro parrocchiale “Cardinal Ferrari”.
È stato tributato per la prima volta in abbinamento alla “Festa sotto il campanile” e, in particolare, alla serata condotta dal giornalista Nando Sanvito. Il premio è andato al giovanissimo Andrea Rota, 17 anni, vincitore lo scorso aprile della “Monte Barro Running” che ha portato oltre 600 concorrenti in vetta e il galbiatese davanti a tutti, completando la scalata e la ridiscesa in un’ora, 16 minuti e 21 secondi, perciò a oltre due minuti dal secondo. Tra i risultati del promettente galbiatese, a ottobre dello scorso anno già spiccava il podio nel “Mini Vanoni” di Morbegno, categoria Allievi e, prima ancora, il secondo posto al mini “Giir di Mont”, dietro al sette volte campione mondiale di corsa in montagna Marco De Gasperi. Con queste premesse, si capisce il perché della targa di “Atleta dell’anno”, firmata dal Comune di Galbiate e dal presidente del “Gruppo podistico libertà”, Fabrizio Panzeri, consegnata ad Andrea Rota l’altra sera dal sindaco, Benedetto Negri; l’assessore Elisa Foti, ha aggiunto una pergamena: «Lo sport ricerca, per dominarle, le difficoltà e la fatica».
La Foti ha aggiunto una toccante esortazione: «Ricordati di portare Galbiate nel cuore, ovunque, e il tuo Barro su ogni montagna del mondo su cui correrai. Ti invidio il sorriso – ha aggiunto – Tu corri, fatichi e sorridi; tutta Galbiate è con te, nelle tue sfide, tanto nell’agonismo come nella vita». Anche l’ex parroco, don Enrico Panzeri (oggi ad Acquate) è salito sul palco a festeggiare Rota: «Ha compiuto già grandi passi – ha detto di lui al folto pubblico – e, d’altronde, me l’aspettavo: dico solo di quella volta che, col mio passo da trattore, salivo il Monte Barro; ad un tratto, mi sfiora una freccia. Era, naturalmente, Andrea».
L’attuale parroco, don Erasmo Rebecchi, ha esortato il giovanissimo atleta a «ricordare la croce che hai trovato sulla vetta del Monte Barro: ci insegna a guardare, e a puntare, sempre più in alto».
Nando Sanvito è intervenuto accomunando Andrea Rota con un altro orgoglio galbiatese, citando cioè «Manuel Locatelli, anch’egli molto giovane e che già gioca in serie A». Il talento del Milan è stato il punto di partenza per una serata interamente dedicata allo sport ma, soprattutto, ai suoi valori, e l’emozionante rievocazione di figure come Eugenio Monti che, nel 1964, arrivò ormai 36enne alle Olimpiadi invernali di Innsbruch, con otto titoli mondiali alle spalle e un sogno: la medaglia d’oro che, sino ad allora, gli era sempre sfuggita; i suoi acerrimi rivali erano i britannici Tony Nash e Robin Dixon e, prima della gara, ruppero un bullone. Fu proprio Monti a fornirgliene uno, rimettendoli in corsa. Lo sconfissero ma, secondo Monti, «non per il bullone: bensì, perché sono andati più veloci».
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