Investita a Bartesate, spunta un testimone

L’ex vicesindaco di Ello, Gianluigi Valsecchi, era sul posto nei minuti successivi all’incidente costato la vita a Luisa Spreafico e dice: «La donna di 62 anni alla guida e il marito si sono fermati e hanno chiamato i soccorsi»

«Nessuno, tantomeno la automobilista di Ello e suo marito, hanno lasciato una donna ferita da sola, abbandonata oltre il guardrail infischiandosene della vita umana, com’è il profilo del pirata stradale e come ho sentito dire da più parti». Gianluigi Valsecchi, ex vicesindaco e tuttora consigliere comunale di Ello, è tra i testimoni dei minuti successivi al drammatico incidente di lunedì sulla curva dell’asilo di Bartesate in cui ha trovato la morte la 69enne malgratese Luisa Spreafico.

Ne è ritenuta responsabile una 62enne - di Ello, appunto - per la quale l’accusa è omicidio stradale aggravato dalla fuga del conducente. Il suo nome ha fatto rapidamente il giro del piccolo paesino. «La donna che ci risulta indagata per omissione di soccorso - dice Valsecchi - era lì presente col marito: la coppia risiede a Ello, quindi li conosco bene». Racconta, Valsecchi: «Quando mi sono avvicinato, ho creduto che fosse stato investito un cane: c’erano persone che guardavano al di là del guardrail della strada provinciale per Colle. Essendo veterinario, ho pensato di dover prestare soccorso all’animale»: si è trovato davanti tutt’altra scena, invece.

Afferma Valsecchi: «Se verrò chiamato in tribunale dirò, naturalmente, ciò che ho visto. Stavo guidando da Galbiate verso Ello quando ho dovuto rallentare quasi sulla curva perché si era formata una breve colonna di due o tre auto. Lungo la strada c’erano alcune persone, che guardavano oltre il guardrail. Ho accostato, con le quattro frecce. Non c’erano altre auto sulla banchina a parte la mia. Appena sceso, ho riconosciuto i coniugi di Ello: la moglie è stata a propria volta vittima di un serio incidente stradale, qualche tempo fa, dal quale non so se si sia perfettamente ripresa. Benché lunedì non immaginassi che potesse essere lei l’investitrice, ho notato che era molto scossa e non ha mai parlato. Il marito, invece, appena mi ha visto, ha urlato: “Gigi, qui serve un medico”. Gli ho risposto: “Sono veterinario, cosa devo fare?”, e ho guardato al di là del guardrail anch’io: c’era una donna. Il concittadino e un altro uomo la chiamavano in continuazione: “Signora, signora”».

Valsecchi prosegue: «La donna era su un fianco, come quando si dorme in costa. Respirava: in modo irregolare, ma respirava. Però, perdeva già sangue da un orecchio». Un sintomo, purtroppo, chiaro. Dice Valsecchi: «Ho chiesto al mio concittadino: “Avete chiamato i soccorsi?”. Mi ha assicurato: “Sì, Gigi, stanno arrivando”. Di lì a un paio di minuti, infatti, si è sentita la sirena. Intanto, il concittadino aveva raccolto la spesa della signora, che si era sparsa sulla strada, mettendo nella borsa anche gli occhiali e l’altro uomo lo rimproverava, che doveva lasciarli dov’erano per i rilievi dei carabinieri. In tutto questo - afferma Valsecchi - mi sento di dire che (senza ovviamente volermi sostituire a nessun giudice e con totale rispetto per le indagini) la definizione di pirata non mi pare adeguata: i soccorsi sono stati chiamati da chi ha fatto l’incidente, probabilmente trovandosi il pedone davanti in curva, e va accertato con quale esatta dinamica. Se si sia allontanata nell’immediatezza, è poi subito tornata indietro. È straziante ciò che è successo, ma i fatti di cui sono stato testimone sono questi: appena arrivata l’ambulanza, i sanitari hanno gridato: “Via tutti”; il concittadino si è rivolto alla moglie e le ha detto: “Andiamo”. Ce ne siamo andati tutti. Senza attendere i carabinieri, sì, la cui auto ho visto solo nelle foto sul giornale: però nessuno, tantomeno l’automobilista di Ello e il marito, hanno lasciato la donna ferita da sola. Fatte salve tutte le leggi e le responsabilità, ma entrambi sono rimasti lì, accanto a lei, fino all’ultimo, tentando di tenerla sveglia».

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