I medici dicono no alla sede dell’ex Ats
Sistemare i locali è troppo caro

Calolziocorte Devono lasciare gli ambulatori di corso Europa entro la fine dell’anno Servirebbero tra i 500 e i 600mila euro - L’opposizione: «Sistemare immobili comunali»

L’ex sede Asl, almeno per il momento, non potrà ospitare la nuova sede degli ambulatori medici, che attualmente si trovano in corso Europa.

I professionisti che assistono i pazienti calolziesi, e che nei mesi scorsi si erano rivolti all’amministrazione comunale per trovare una sede alternativa a quella attuale, il cui contratto scadrà alla fine dell’anno, hanno infatti declinato l’offerta arrivata dalla giunta del sindaco Marco Ghezzi.

La sollecitazione

Il motivo è di tipo economico. Ristrutturare e sistemare l’ex palazzina Asl, infatti, in base a calcoli effettuati da un consulente tecnico contattato direttamente dai professionisti potrebbe costare una cifra tra i 500 e i 600mila euro, evidentemente considerati troppi.

La questione è stata posta in discussione durante l’ultima seduta di consiglio comunale. A proporla, Sonia Mazzoleni di Bene Comune, che ha detto di essere stata sollecitata dagli stessi medici.

«I professionisti - ha detto - mi hanno contattata per aiutarli a trovare una nuova sede. Dal momento che il Comune ha a disposizione diversi immobili sfitti, vorrei fosse fatta una valutazione, anche alla luce del fatto che entro l’anno dovranno lasciare la sede di corso Europa e che un eventuale loro contributo potrebbe essere un’occasione interessante per sistemare qualche immobile comunale».

Cifra importante

Senza nascondere il suo stupore, avendo già fornito tutte le risposte ai diretti interessati, Ghezzi non si è sottratto alla richiesta e ha esposto con dovizia di particolari la situazione. «I medici sono venuti da noi prima delle elezioni -ha detto -. Ci siamo mossi per offrire loro una soluzione, garantendo facilitazioni anche dal punto di vista economico. Ai medici abbiamo proposto l’ex sede Asl, così come l’abbiamo offerta anche ad altre strutture private che fanno prelievi ed esami di vario tipo. L’idea era di proporre una condivisione degli spazi, assegnando ai medici il piano terra e al centro di analisi quello al primo piano. Alla fine, tuttavia, nonostante le condizioni piuttosto favorevoli, hanno declinato l’invito».

Il motivo è stato illustrato dall’assessore ai lavori pubblici Dario Gandolfi, che ha seguito la questione in prima persona. «Per far tornare fruibile la struttura, occorre investire una cifra importante. In questo periodo, abbiamo contattato anche strutture che fanno analisi e che avrebbero potuto essere interessate a entrare nell’edificio e lavorare in simbiosi con i medici. Quando però si è capito che per eseguire i lavori sarebbe servita una cifra tra i 500 e i 600mila euro, tutti hanno preferito soprassedere».

Per il momento, insomma, la soluzione non è stata individuata ma è evidente che una collaborazione potrà solo facilitare il recupero dell’edificio e la sua riconversione in qualcosa che possa tornare ad essere di pubblica utilità.

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