Galbiate: un piazzale intitolato alla memoria di don Ermanno Dell’Acqua

Don Ermanno Dell’Acqua verrà ricordato con l’intitolazione di uno spazio pubblico nella “sua” frazione, Bartesate: a portare il suo nome sarà il piazzale antistante il cimitero della località. La cerimonia di dedicazione avverrà il prossimo sabato, alle 15. Don Ermanno, consacrato a giugno del 1954, aveva da poco compiuto i sessant’anni di sacerdozio, alla propria scomparsa; pressoché la sua intera missione sacerdotale s’è svolta a Bartesate e nel Lecchese. È stato tra i (pochi) insigniti del Premio comunità di Galbiate, tributato dal Comune alle figure di maggiore spicco. Nativo di San Vittore Olona nel 1931, parroco dal 1955 al 2006 di Bartesate, poi residente nella frazione, è stato inoltre, per trent’anni, insegnante delle scuole primarie di Galbiate e in alcuni istituti superiori di Lecco; docente di Sacra scrittura ai prefetti-chierici di Venegono, s’è altresì dedicato anche a tale attività nel collegio “Volta”, sempre di Lecco. Don Ermanno è stato un erudito e la cittadinanza conserva vivo il ricordo proprio dell’ultima premiazione in municipio, quando prese la parola salutando i presenti in ebraico, ringraziò il sindaco per la targa in inglese e si complimentò con un altro premiato citando Garcia Lorca in spagnolo; oltre alla vasta e profonda cultura, il tratto caratteristico di don Ermanno era l’ironia pungente che ne accompagnava l’inestinguibile verve. «Galbiate – sosteneva - è un bel paese; la gente è buona, generosa, evangelica e io la amo; quando sono arrivato, il territorio galbiatese era rurale e selvatico, ma generoso: tutti facevano l’orto e i primi frutti spettavano al parroco». Ultimamente don Ermanno – a dispetto dell’età – aveva rappresentato Galbiate nel concorso d’idee bandito dalla Diocesi di Milano per individuare un logo ufficiale che identificasse la proposta pastorale dall’allora arcivescovo Angelo Scola (di Malgrate e attualmente residente a Imberido) sulla «forte evoluzione in atto nella società», parte integrante della proposta che il cardinale aveva denominato “Il campo è il mondo”.

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