Cronaca / Circondario
Martedì 23 Febbraio 2021
Galbiate, Matteo ha fretta
Acciuffato al volo da papà Davide
Nato in casa, a Sala al Barro frazione di Galbiate: non succedeva da decenni.
L’«arte di mettere al mondo» - su cui proprio il museo etnografico di Galbiate “Meab” ha svolto una ricerca– si è infatti persa nel tempo, da quando i parti avvengono sempre in ospedale, o quasi.
Ha scelto diversamente, l’altra notte, il piccolo Matteo Minervini, venuto alla luce - in casa sua, a Sala al Barro - con un peso di tre chili e cento grammi, una lunghezza di 48 centimetri e un record di una manciata di secondi per passare dalla pancia di mamma Elisa Colombo, 40 anni, alle braccia di papà, Davide Minervini.
Va detto che il bimbo è nipote d’arte, cioè del compianto Ciro Minervini, ginecologo che fu punto di riferimento autorevole e apprezzato da centinaia di pazienti, in ospedale a Lecco e alla clinica “Mangioni”.
Il papà, invece, è uno stimato e noto avvocato; la mamma è impiegata in una società di Valmadrera, la “Abz Soluzioni informatiche”, ma conosciutissima a Sala al Barro anche perché nipote della storica sarta Elena Colombo.
Davide Minervini ha accolto il figlio letteralmente con una pacca sulle spalle, ritrovandoselo tra le mani al termine di un travaglio lampo.
Si è assicurato lui stesso che respirasse e che la moglie, «un po’ frastornata per il succedersi rapidissimo degli eventi», non avesse perso troppo sangue. Erano le 4.25, in quel mentre stava arrivando l’ambulanza; tutto era cominciato alle 4.11, con l’idea di «un bagno caldo come consigliano al corso pre parto». Il termine per la nascita era, infatti, il 25 febbraio; nella notte di domenica, Elisa (già mamma di Alessandro, 4 anni) si era svegliata con dolori alla schiena che non aveva, quindi, associato ad alcuna contrazione; si era aggirata un po’ per casa, finché anche il marito si era alzato e, preparandole la vasca, le aveva proposto di chiamare il 112, «che non si sa mai»; parole immediatamente profetiche.
Proprio in quel mentre, la donna ha lanciato un grido, le acque si sono rotte, la testa del neonato ha fatto capolino e – quasi senza nemmeno il tempo di afferrarlo – è seguito l’intero corpicino.
«Mi avevano detto che il secondo figlio nasce in fretta – scherza la mamma – ma non si fa così: Davide l’ha dovuto prendere al volo».
L’autoambulanza, frattanto, è arrivata ma, salvo qualche controllo, non si è reso fortunatamente necessario altro se non il ricovero in ospedale per staccare il cordone e le visite di rito.
«Ringrazio il 118 e tutto il personale dell’ospedale - dice la mamma - sono stati meravigliosi».
Se al papà siano stati provvidenziali o no i racconti ascoltati in famiglia, dei parti divenuti in qualche modo leggendari seguiti da papà Ciro in carriera, non si sa; di sicuro, si è ritrovato Matteo tra le braccia quasi senza neanche accorgersene . Lo stesso quasi per la mamma stessa che durante il primo parto, invece, aveva avuto «un travaglio durato dalle 8 alle 23.30, con tanto di epidurale».
P.Zuc.
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