Cronaca / Circondario
Domenica 01 Novembre 2015
Estorsione al barista
«Non ci credevo
Poi vedo la pistola...»
Valmadrera, il racconto di Gianguido Mazza, titolare del Dream’s bar, vittima di una tentata estorsione con minacce. «Se non fosse stato per mio fratello sarebbe finita male»
«All’inizio, pensavo fosse uno scherzo. Non era possibile: troppo incredibile. Poi, quando ho capito che purtroppo non lo era affatto, ho saputo mantenere, per fortuna, il sangue freddo».
Gianguido Mazza racconta i drammatici momenti durante i quali è stato minacciato armi in pugno, vittima nel proprio locale di quella che si è rivelata poi un’estorsione, tentata in centro città, in pieno giorno e, per giunta, davanti alla caserma dei carabinieri.
Lo scenario è stato il “Dream’s bar” di viale Promessi sposi, noto e di richiamo per le serate karaoke. Gianguido Mazza gestisce il bar da cinque anni. Qui si sono presentati, lo scorso mercoledì alle 17.30, le due persone finite poi a Pescarenico. «Stavo facendo dei lavori nel locale - racconta -. Per questo, provvidenzialmente, quel giorno qui con me c’era mio fratello. I malviventi, però, non lo sapevano e non l’avevano visto lì fuori, dove eravamo in ballo a cambiare la tenda sull’ingresso, più o meno dove ci sono i tavolini. I due sono entrati: un’altra coincidenza miracolosa - sospira Mazza - è che in quel momento non c’era la mia compagna dietro il bancone. I due hanno tirato fuori la loro storia e un’arma: ho pensato, ripeto, che scherzassero. Ho cambiato idea, però, quando me la sono ritrovata puntata contro la faccia: uno, frontalmente a me, me la premeva sulla guancia e l’altro mi teneva fermo da dietro».
Il fratello, intanto, si era fortunatamente accorto dell’accaduto: senza farsi notare, ha sceso i gradini, attraversando la strada e rivolgendosi alla caserma. «I due hanno tentato la fuga – ricorda Mazza – Uno è stato catturato poco più avanti, verso Paré, e l’altro là, verso l’incrocio. Se non fosse stato per mio fratello, non sarebbe finita così».
Il gestore del “Dream’s” nega di avere «mai ricevuto minacce, né avvertimenti», ma sono in corso indagini su quella che – a detta degli arrestati – sarebbe nata come una spedizione per recuperare un presunto debito, di 5.000 euro, che avrebbero dichiarato di vantare nei confronti dei titolari dell’esercizio pubblico per il noleggio di alcune slot machines; in realtà, gli investigatori puntano ad accertare se, invece, l’intento fosse d’estorcere una sorta di “pizzo” sui ricavi del bar. Per intanto, Dino Mazzucchi - il cinquantenne, residente a Uggiate Trevano - e Domenico Elio Orlandi (di Binago) sono comparsi già davanti al giudice per le indagini preliminari tentando appunto di ridimensionare l’accaduto; dopo la convalida dell’arresto, è stata stabilita però per entrambi la custodia cautelare in carcere.
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