Cronaca / Circondario
Giovedì 04 Agosto 2016
Continue richieste di soldi
Il parroco fissa gli orari
Pescarenico I questuanti suonavano a ogni ora
Don Brivio: «In questo modo riesco a essere più puntuale con tutti»
Oltre ai contanti, ogni settimana 50 pacchi alimentari
«Per un aiuto economico solo lunedì ore 9-10. No altri giorni».
Una scritta, quella appesa sotto il citofono di don Giuseppe Brivio, parroco di San Materno di Pescarenico (facente parte della Comunità Beata vergine del Rosario con San Nicolò, la Vittoria e Malgrate porto) ormai alle soglie della pensione (ha 74 anni), che ha inquietato qualche suo fedele.
«Un aiuto più equo»
Ma la sua non è stata certamente una mossa tesa a “escludere”, ma, anzi, è stata pensata per poter meglio aiutare i tantissimi questuanti che, sempre più spesso, bussano alla sua porta, proprio a lato dell’antico chiostro manzoniano di quello che fu il convento in cui il Gran Lombardo ambientò la vicenda di Fra’ Cristoforo.
«Ero esasperato – racconta il parroco – a ogni ora del giorno e della notte c’era chi cercava soldi. Uno, a mezzanotte passata, mi ha chiesto i soldi del biglietto del bus per tornare a Maggianico. Glieli ho dati poi mi sono chiesto se esistessero corse di Linee Lecco dopo le 24. Ma al di là di questo, forse mi sono fatto “fregare”, non si reggeva più. E si rischiava di fare un cattivo servizio a tutti».
Don Giuseppe spiega che da quando, quasi una settimana, il cartello è esposto, dopo l’iniziale scetticismo e qualche pantomima (“Non so leggere”, ha millantato qualcuno), la soluzione sembra funzionare: «I questuanti sono più o meno gli stessi, una decina, ma riesco a gestirli meglio, distribuendo le elemosine più equamente, segnando chi sono e cercando di dare a tutti secondo il bisogno ma senza ripetermi nella stessa settimana».
Il rischio era quello del “chi prima arriva meglio alloggia”, ad aprire sempre il portafoglio: «Per le elemosine spendo settimanalmente quasi 100 euro. Ma a questo bisogna aggiungere almeno altrettanto, sempre a settimana, per i pacchi alimentari Caritas. Con più di 800 euro al mese di soli aiuti, non possiamo fare il passo più lungo della gamba. Soprattutto dopo il restauro del chiostro del convento, che ci è costato molto».
Don Giuseppe non può contare su una comunità molto numerosa, dalla quale attingere per la carità. Sono circa tremila i fedeli, ma di questi 600-700 sono stranieri e dunque non vengono a messa. E altri 500-600 vanno a messa al Santuario della Vittoria e dunque non contribuiscono alla parrocchia di San Materno.
I potenziali fedeli
In pratica meno di duemila sono i potenziali frequentanti la messa. «Sono circa un centinaio a ogni messa feriale o festiva, i miei “contributori” – spiega il parroco – per cui di grosse entrate non ce ne sono. Bastano appena per le spese vive».
Anche perché il parroco cerca di aiutare tutti attraverso altri metodi: facendo fare piccoli lavoretti. La famiglia kosovara che pulisce il sagrato, il sagrestano domenicale (il resto fa tutto don Giuseppe), il magazziniere che prepara i pacchi alimentari. «Aiutiamo 35 famiglie e 15 single, questi per lo più separati, con i pacchi della Caritas. Ma paghiamo quasi tutto noi. E l’apporto del banco alimentare è quel che è. Siamo pochi, come detto. Ma siamo generosi. E quel cartello non vuole escludere, ma regolare. Spero, anzi, che qualcuno ci venga in aiuto». Così da poter aggiungere se non un orario più ampio, qualche soldo in più ai questuanti.
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