Cronaca / Circondario
Sabato 08 Febbraio 2020
Civate, gomme bucate a cinquanta auto
L’accusa chiede due anni di carcere
Imputati due giovani per il raid di sette anni fa in via Roncaglio. Contestati dall’accusa solo 16 vandalismi perché non tutti fecero denuncia
Due anni di reclusione, senza la concessione delle attenuanti generiche.
È la richiesta di condanna avanzata ieri mattina dal pubblico ministero Pietro Bassi nei confronti di Stefano Corti, 29 anni, di Pusiano, e Ciro Matrullo, 31 anni, di Valmadrera, accusati di essere i responsabili del blitz vandalico che, nel gennaio del 2013, aveva avuto come obiettivo una cinquantina di auto in via Roncaglio a Civate.
Un lungo processo, quello a loro carico, che si è aperto nell’aprile del 2016 ed andrà a sentenza, come deciso dal giudice Maria Chiara Arrighi, il prossimo 21 febbraio, dopo l’audizione in aula di una lunghissima lista di testimoni.
Ai due sono poi stati contestati sedici episodi. Ma le auto su cui i vandali si erano accaniti erano - come detto – molte di più: non tutti i proprietari si erano infatti rivolti ai carabinieri, soprattutto quelli che non avevano stipulato l’assicurazione contro gli atti vandalici.
Ieri mattina in aula, Elda Leonardi, l’avvocato della parte civile, alcuni dei civatesi danneggiati, si è associata alla richiesta di condanna avanzata dalla pubblica accusa, opponendosi però alla richiesta del collega della difesa di depositare agli atti alcuni articoli di giornale che trattavano di un episodio analogo, avvenuto l’anno prima sempre a Civate (e Valmadrera), e per il quale era stato identificato come autore un uomo con problemi psichiatrici. Una richiesta che lo stesso giudice Arrighi ha poi rigettato.
Il difensore degli imputati, l’avvocato Ruggero Panzeri, nella sua arringa, ha insistito per l’assoluzione, in primis “per non aver commesso il fatto”: secondo il penalista, in dibattimento non sarebbe stata raggiunta la prova che a vandalizzare le automobili siano stati proprio Corti e Mastrullo.
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