
Cronaca / Circondario
Giovedì 20 Febbraio 2025
Cinque anni fa la pandemia. ll virus ha colpito duramente Lecco: più di 1.200 morti solo nel primo anno
La tragedia . Il 5 marzo 2020 il primo decesso ufficiale. La prima fase si chiude il 18 gennaio 2021 con più di 9mila vaccinati
Lecco
Parlare di Covid a Lecco è parlare di un fenomeno planetario declinato in una piccola provincia di soli 333mila abitanti, ma nella quale questo virus si è abbattuto con la furia di un tifone. Se nella bergamasca è stato un uragano, il Covid, nel 2020, per osmosi, è arrivato a Lecco in un attimo.
Alla fine di un anno tremendo i primi vaccini tra il personale sanitario
Almeno 135mila, dopo cinque anni, sono stati i casi rilevati di Coronavirus. E poi, i morti.
I dati Istat avevano consentito di comprendere come, nel 2020, circa un morto su tre fosse dovuto al Covid. Si parla di quasi 1.300 decessi in più (in dieci mesi) rispeto alla media della mortalità negli anni precedenti (il che pone Lecco al sesto posto in Italia).
Nello stesso periodo, per il nostro territorio l’Istituto Superiore di Sanità ha conteggiato soltanto 724 vittime ufficiali da Covid, cioè coloro che sono deceduti dopo che gli era stata diagnosticata la malattia. Una differenza di 555 in gran parte dovuta ai primi mesi di pandemia quando moltissime persone sono mancate per sintomi chiaramente riconducibili al Covid, ma senza che fosse fatto loro un tampone.
Una cosa è certa: il Coronavirus anche a Lecco è stata una tragedia che ha colpito un numero impressionante di persone. Chi è venuto a contatto con il virus direttamente, chi indirettamente, ma soprattutto con le sue conseguenze. A volte leggere, molte volte tragiche.
Tutto era cominciato il 28 febbraio del 2020 quando era risultato positivo un 30enne di Cassago Brianza che si trovava ricoverato dal giorno precedente nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Lecco. Ma, in realtà, dalla domenica precedente al Manzoni era arrivato uno dei “famosi” studenti di Codogno: un 17enne valtellinese che era stato contagiato dal Coronavirus proprio nell’istituto agrario. Ai ragazzi era stato detto di tornare come preferivano: in treno, la maggior parte. Come aver liberato una “bomba” virologica in mezzo alla gente. Ma in quei giorni nessuno sapeva, capiva, credeva. Era impossibile difendersi. Lo sarebbe stato, probabilmente, anche se si fossero conosciuti o intuiti i contorni dell’imminente tragedia. Il Covid si è fatto beffe di tutto e di tutti, ovunque. Anche a Lecco.
Il primo morto ufficiale non si fa attendere, anche se è ormai chiaro che al povero Bruno Mandelli di Calolziocorte, 83 anni, se n’erano già aggiunti moltissimi. Chissà quanti, prima di lui, si sono spenti e i parenti hanno pensato di averli persi per una polmonite. Il 5 marzo, comunque, resterà una data tragicamente storica: l’inizio della strage lecchese del Covid.
Nel frattempo mentre a Bergamo diventano famose le foto dei camion militari che portano via le bare dei morti di Covid, a Lecco diventano virale le foto delle decine di ambulanze che sostano fuori dal Manzoni in attesa che si liberi un posto letto. Nessuno l’ammetterà mai ufficialmente, ma i medici sono costretti ad agire con metodi da ospedale di guerra: chi ce la può fare da una parte, gli altri devono pregare. Si aiutano tutte le persone, ma i respiratori di terapia intensiva - che mancano inizialmente - le C-Pap, e tanto altro, vengono riservati a chi ha una seppur minima speranza di salvarsi. Chi l’ha vissuto dal di dentro, parla di “inferno dantesco”. Anche medici e infermieri si ammalano. Hanno paura a tornare a casa.
I sindacati chiedono alloggi fuori dai nuclei famigliari per i professionisti della sanità che non solo lavorano su turni massacranti e cadono per terra dalla fatica, ma hanno anche bisogno di stare vicino all’ospedale, sicuri di non contagiare i propri cari. La situazione non migliora se non con il lockdown (che scatta l’8 marzo) e, naturalmente, con i vaccini. A Lecco il 27 dicembre 2020 i primi vaccinati sono l’infermiere Emanuele Moretti, il professor Carlo Signorelli e i primari dell’Asst Lecco Stefania Piconi, Pierfranco Ravizza e Piero Poli.
La prima fase si chiude il 18 gennaio 2021 con più di 9mila vaccinati. Circa il 75 per cento degli aventi diritto, non la totalità. Si apre la fase “No Vax” contro “Vax”. Ma pian piano la situazione va migliorando ed è sicuramente merito dei vaccini.
Già nell’estate, le prime giornate senza nuovi contagi. Sembrava impossibile. Poi le recrudescenze, i difficili inverni 2021 e 2022.
È passato come un uragano sulla vita dei lecchesi, ma il Covid, alla fine, non ha vinto. Ha sparso, però, dolore e sofferenza ed è doveroso ricordarne la vastità. Anche se oggi si preferisce dimenticare.
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