Castello di Rossino, matrimoni in tutte le lingue del mondo

È l’unico vero castello medievale che sorge sulle sponde del Lago di Como ed è passato, nel tempo, dall’essere una roccaforte a un punto di riferimento per la comunità locale e, oggi, una location per eventi privati, aziendali e matrimoni – circa un centinaio all’anno, in tutte le lingue del mondo. Mantenere e gestire una dimora storica come il Castello di Rossino, sulle colline della Valle San Martino, non è certo semplice e richiede «serietà, ottime capacità organizzative e, naturalmente, passione e dedizione». Parola di Lisa Lozio, comproprietaria e responsabile dell’organizzazione degli eventi al castello - acquistato nel 1965 dal padre -, che da quasi vent’anni si occupa della programmazione e della preparazione di cerimonie e ricevimenti nei giardini e tra le mura della location.

«Ogni risorsa ottenuta dagli affitti della dimora è stata reinvestita per migliorare costantemente il bene comune – racconta Lisa Lozio – Il vero segreto è che nulla è lasciato al caso, prima di tutto per quanto riguarda la gestione del bene, perché il castello, quando viene affittato, viene “consegnato” all’utilizzatore e deve essere in perfette condizioni. Il Castello di Rossino è conosciuto dai clienti italiani e internazionali proprio per essere una dimora storica molto antica, ma tenuta molto bene e questo succede grazie a un minuzioso controllo e al lavoro dei nostri collaboratori diretti ed esterni».

È significativo il contributo che questa dimora storica imprime alla crescita economica locale. «Abbiamo, tra le aziende con cui collaboriamo, moltissime attività di zona – prosegue Lozio – Questo è un fiore all’occhiello del castello. Oltre al fatto che l’accoglienza non si limita solo al giorno del matrimonio: ci occupiamo anche di gite ed eventi nei giorni precedenti e successivi all’evento. I clienti, quindi, rimangono più giorni sul territorio, generando un indotto importante».

Le coppie che decidono di sposarsi e festeggiare al castello arrivano da tutto il mondo (“addirittura dall’Isola di Guam”): «Grazie a una attenta comunicazione online, e naturalmente ai passaparola – spiega Lozio – L’obiettivo è quello di dar vita, prossimamente, anche a un agriturismo “di lusso” nel borgo del castello, e di proseguire su questa strada, fatta di determinazione e cura».

Le dimore storiche come motore di crescita e sostenibilità per il territorio e l’economia locale. Anche sul Lago di Como e sul suo ramo lecchese. «Il wedding e, più in generale, gli eventi sono tra i principali propulsori del turismo sul Lario. A Lecco, non ci sono molte strutture per i matrimoni: tra le principali, il Castello di Rossino, luogo di grande richiamo per clienti italiani e, soprattutto, internazionali», spiega Fabio Dadati, consigliere delegato al Turismo della Camera di Commercio Como-Lecco.

«Villa Erba, a Cernobbio, è passata, in qualche anno, dall’avere un’entrata di circa 4 milioni all’anno ad una di 22 milioni, soprattutto per merito dell’attività di wedding planning – ha osservato Dadati –. Anche Villa Monastero, a Varenna, accoglie matrimoni e investe le proprie entrate nel mantenimento e nella manutenzione della struttura. I clienti, in entrambi i casi, vengono da tutto il mondo e sono alto spendenti. Per questo il Castello di Rossino è così importante per il territorio lecchese: i clienti arrivano spesso da lontano, soggiornano per alcuni giorni nelle nostre strutture, rappresentando un indotto importante».

In Italia, sono 42mila i beni vincolati e, di questi, 19mila quelli che svolgono attività d’impresa ricettiva e turistica, essendo quindi a tutti gli effetti imprese culturali. «Ci sarebbero almeno altre 10mila dimore pronte ad aprire al pubblico e a fare attività, se si trovassero incentivi e bandi specifici, che al momento non ci sono né a livello nazionale né europeo», ha spiegato Alessandro Gosztonyi, vicepresidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane. «Queste strutture non sono beni di lusso per il proprietario, ma per tutta la società. Nonostante non siano valorizzate come dovrebbero. Oltre il 50 per cento delle dimore storiche italiane sta in comuni con meno di 20mila abitanti: là dove si trova una dimora storica, si registra un minor spopolamento, e più lento».

Le dimore storiche rappresentano un patrimonio “non solo economico, per il territorio, o catastale, per il proprietario”, secondo il conte Gaddo della Gherardesca, ex presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, forte dell’esperienza nella sua tenuta, il Castello di Castagneto Carducci, in Maremma, “ma anche etico e mentale”. “Un patrimonio da valorizzare, unico e indelocalizzabile”: “Non è semplice gestire queste dimore – ha raccontato della Gherardesca – Sono attività economiche che richiedono molto impegno; i proprietari investono il 100 per cento dei guadagni nella manutenzione delle tenute. Stanno anche nascendo alcune società di gestione per aiutare i privati a trasformare le proprie dimore storiche in strutture ricettive e turistiche. Lecco ha una vocazione turistica - ha proseguito della Gherardesca - Devono esserci strutture ricettive per ogni possibilità, dai campeggi agli alberghi, e l’hotellerie deve essere di qualità, perché occorre attrarre il pubblico alto spendente. Essenziali anche servizi adeguati e infrastrutture, trasporti puntuali ed efficienti

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