Baracca dei pescatori andata in fumo: abusiva, doveva essere demolita

Calolziocorte Sono divampate velocissime le fiamme nel capanno a ridosso dell’Adda. Non è chiaro se l’incendio sia doloso. Due anni fa la Forestale aveva denunciato l’irregolarità

Calolziocorte

Un incendio ha completamente distrutto la baracca dei pescatori, che si trovava in un’area a ridosso del fiume Adda, in fondo a via alla Stanga.

Le fiamme sono divampate nel primo pomeriggio di lunedì e, in breve, hanno ridotto a un cumulo di macerie la struttura realizzata con materiale di recupero, che era utilizzata da alcuni pensionati per trascorrervi ore in compagnia, soprattutto durante i mesi primaverili e estivi.

Non è chiaro se l’incendio sia divampato accidentalmente (a breve distanza dalla casetta c’è una struttura utilizzata per grigliare) oppure qualcuno abbia deliberatamente dato fuoco al capanno, distruggendolo completamente. Le fiamme si sono sviluppate molto velocemente e quando si è saputo dell’incendio, era troppo tardi per intervenire.

La questione della baracca dei pescatori era balzata agli onori della cronaca nell’agosto di due anni fa nel momento in cui si era saputo che i carabinieri della forestale della Lombardia, effettuando un controllo, avevano scoperto che quella struttura non era mai stata autorizzata. Inoltre, avevano rilevato che la baracca si trovava in una posizione pericolosa, essendo all’interno della fascia di esondazione dell’Adda. Cinque, per i carabinieri, le criticità più importanti. Oltre alla mancanza di titoli di edificazione (la baracca era abusiva), avevano evidenziato che era stata realizzata in una zona a rischio incendi. Altro rischio sottolineato era quello idraulico, poiché la capanna sorgeva nell’area di esondazione dell’Adda. Infine, evidenziavano che la copertura della struttura era stata realizzata da lastre in fibrocemento che, molto probabilmente, contengono amianto. Tutti questi problemi erano stati sollevati agli uffici comunali di via Vittorio Veneto. Era così cominciata la trafila burocratica tesa a individuare il soggetto deputato a intervenire per l’abbattimento. Le fiamme dell’altro giorno hanno risolto il problema, almeno in parte.

Per capire a chi appartenesse la struttura, erano state fatte ricerche. Era saltato fuori che la baracca era stata realizzata, seppure senza titolo (perché antecedente all’entrata in vigore dei moderni strumenti urbanistici), su un terreno demaniale, affittato a un residente a Calolzio. Alla morte di questi, era subentrato un secondo concessionario, morto a sua volta. Dal 1995 in poi, però, non si era riusciti a individuare nessun altro che avesse titoli. Così sono passati due anni senza che nulla cambiasse. Al punto che la baracca, nonostante il sindaco avesse annunciato l’intenzione di demolirla, è rimasta in piedi e i pensionati che la frequentavano, hanno continuato ad utilizzarla nella bella stagione.

L’incendio dell’altro giorno ha fatto quanto fino ad ora nessuno aveva avuto l’ardire di fare, radendo al suolo tutto.

«Ora, però - osserva l’assessore ai lavori pubblici Dario Gandolfi - occorrerà intervenire per rimuovere le macerie. Dovremo certamente sentire il parco per capire se tocca a noi o tocca a loro. Sarebbe stato meglio intervenire prima - conclude - ma è andata così».

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