Alpini di Galbiate, grande festa per il centenario

Nella giornata conclusiva degli eventi per centenario del Gruppo Alpini Monte Barro, oggi, uno dei momenti più toccanti è stata la premiazione dei commilitoni storici: Angelo Conti, classe 1930 - presente a tutta la manifestazione - Giuseppe Riva, del ‘33, Luigi Galbani e Osvaldo Tentori, entrambi del ‘35.

Nell’albo d’oro del gruppo presieduto da Roberto Tentori - molto commosso nel suo discorso, parlando di «lealtà, mani tese, sudore versato, fiero del privilegio di questa esperienza» - vanno le immagini dei plotoni intervenuti con divise e mezzi militari; quelle delle Fanfare; dei nuclei cinofili; del Battaglione Morbegno; della grande partecipazione di autorità e gente comune: «l’attaccamento» di quest’ultima è stato sottolineato, in particolare, dalla presidente della Provincia, Alessandra Hoffman, secondo cui «100 non sono gli anni passati, bensì le braccia protese per proteggere il territorio e le persone che si sono spese amandolo».

Al suo intervento se ne sono aggiunti altri. Il presidente Ana di Lecco, Emiliano Invernizzi ha parlato dello «spirito di corpo, cioè essere graniticamente una cosa sola, portando avanti i principi dei nostri vecchi, di cui onoriamo le gesta; tuttavia i conflitti in atto dimostrano che, del passato, non si fa memoria abbastanza». Il colonnello Gaetano Celeste ha reso «deferente saluto al vessillo». L’europarlamentare Pietro Fiocchi è stato chiaro: «Senza gli alpini, in Italia saremmo messi malissimo: si pensi ai rischi idrogeologici». Il consigliere regionale Giacomo Zamperini ha sottolineato che «si può sempre contare sugli alpini, orgoglio del territorio e della Lombardia»; il collega Gianmario Fragomeli ha manifestato «un doveroso riconoscimento a un pezzo di storia di Galbiate» il cui sindaco, Giovanni Montanelli (davanti a numerosi colleghi) ha consegnato a Tentori un omaggio «con sinceri ringraziamenti per la costante collaborazione per la comunità»; da parte del capogruppo, le autorità sono state omaggiate con un’icona.

La cerimonia è stata preceduta dalla messa, celebrata dal parroco - ingegnere e alpino - don Erasmo Rebecchi, il quale, ispirandosi alla figura di «Davide, consapevole del servizio affidatogli da Dio», ha affermato: «È un grave errore avere tolto il servizio di leva: insegnava a collaborare tra persone di diversa provenienza; al rispetto dell’anzianità, che si ritrova poi nel mondo del lavoro; l’importanza di procedere assieme (nel plotone, come in team, c’è chi è davanti e chi chiude, ma tutti importanti) e di imparare, prima di insegnare; si ridimensionava l’ego; si apprendeva un perimetro di regole e valori da gestire in autonomia, senza chiamare la mamma e il papà. Al poligono, si capiva che sparare non è un gioco virtuale; se si profilava un conflitto, tutta la comunità era attenta perché, al fronte, sarebbero andati i figli di tutti anziché (come adesso) delegare responsabilità e sofferenze agli eserciti professionisti».

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