Cronaca / Circondario
Giovedì 07 Novembre 2024
Accusato di essere truffatore seriale,
girava a bordo di una Maserati
Sul suo curriculum penale il giudice annota condanne per reati fiscali, ricettazione, bancarotta fraudolenta. Guai penali ai quali si aggiunge un’accusa per il concorso in una truffa aggravata da un milione e mezzo di euro ai danni di numerose concessionarie d’auto. Eppure Ernesto Cipolla, il presunto capo della banda accusata di aver frodato allo Stato italiano qualcosa come 14 milioni di euro, non amava il profilo basso. E infatti i finanzieri del nucleo di polizia economico valutaria di Como, per poter intercettare le sue conversazioni, sono stati costretti a mettere le microspie a bordo dell’auto con la quale amava girare: una Maserati Ghibli da 150mila euro. La precedente inchiesta Gli investigatori comaschi si erano già occupati di Ernesto Cipolla, ora in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, al riciclaggio di denaro e all’autoriciclaggio. Lo scorso anno l’uomo con casa a Valmadrera e interessi tra il Comasco, il Lecchese e la Brianza monzese ha ricevuto un avviso di chiusura indagini. Insieme ad altri presunto complici secondo l’accusa apriva società, procedeva a ordinare merce e auto e al momento del pagamento inviava copia di fidejussioni a garanzia apparentemente vere, in realtà false. Una volta ricevuta la merce, faceva sparire tutto quanto. Rivendendo a commercianti e privati compiacenti.
I fondi “bruciati” in due mesi E di soldi Cipolla ne faceva girare, secondo l’accusa dei finanzieri di Como. Emblematica, tra le tante, la vicenda del milione e 900mila euro ottenuto da Banca Progetto come finanziamento alla Biemme Srl, società di cui lo stesso Cipolla sarebbe stato amministratore di fatto. L’analisi dell’estratto conto della società ha permesso di accertare come quel finanziamento sia stato dilapidato in meno di due mesi attraverso a una serie di bonifici a società legate agli indagati stessi, a presunti prestanome all’estero o ancora a complici, come i 75mila euro bonificati tre giorni dopo aver incassato la somma da Banca Progetto (cifra garantita dallo Stato) a Marco Savio, agente monomandatario della stessa Banca Progetto nonché fratello di un magistrato dell’antimafia (quest’ultimo del tutto estraneo alle contestazioni e totalmente ignaro degli affari del fratello ora in carcere).
Una modalità che ricorda da vicino il colpo grosso che ha riguardato un personaggio vicino alla malavita organizzata, Marco Bono di Cadorago, che il 24 dicembre 2021 era riusciti a farsi accreditare sempre da Banca Progetto 690mila euro con il Fondo di Garanzia per le Piccole e medie imprese. Il giorno stesso in cui i soldi venenro accreditati, dal conto sparirono subito oltre 90mila euro. Il tempo di festeggiare il Natale ed ecco altri quattro bonifici bancari per 121mila euro, bloccati dall’istituto di credito e segnalati alla Guardia di finanza. Il Tribunale di Milano intervenne subito e sequestrò tutto quanto, a parte i 90mila euro già spariti. Con il “gruppo Cipolla” le cose sono andate decisamente peggio.
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