Cronaca / Circondario
Giovedì 14 Settembre 2017
Accordo alla Bettini
Ventidue in cassa
L’impresa di Monte Marenzo ha ritirato i trenta licenziamenti, un anno di strumento straordinario, Il sindacato: «Bene rispetto alle richieste iniziali dell’azienda che però poteva attivare i contratti di solidarietà»
È stato raggiunto ieri fra la Bettini di Monte Marenzo e i sindacati l’accordo che annulla la procedura di licenziamento aperta a inizio luglio dalla proprietà per 30 esuberi (su 70 dipendenti totali).
Ieri pomeriggio nel corso di una trattativa-fiume iniziata di prima mattina è stata infatti firmata l’intesa per un anno di cassa integrazione straordinaria per 22 esuberi.
«Oggi (ieri per chi legge, nda) 30 persone avrebbero perso il lavoro, visto che siamo alla scadenza dei 75 giorni di legge per trovare un accordo. Lo abbiamo trovato sul filo di lana – ci dice Nicola Cesana, segretario della Filctem Cgil – riducendo da 30 a 22 gli esuberi su base volontaria con la garanzia di un anno di cassa straordinaria. Nel frattempo, chi fra loro riuscirà a ricollocarsi potrà aderire all’uscita volontaria».
Nessun riscontro, per ora, a una nostra richiesta di dichiarazioni da parte dell’ad Matteo Ferraris, che ieri ha preso parte alla trattativa e che in luglio nonostante l’annuncio della procedura di licenziamento aveva tuttavia dichiarato disponibilità al dialogo coi sindacati.
A commentare il risultato è invece Cesana che parla a nome delle Rsu oltre che di Massimo Ferni (segretario della Femca-Cisl di Lecco e Monza), di Luigi Panzeri (Fiom-Cgil provinciale) e di Marco Oreggia (Fim-Cisl).
«Avremmo desiderato un esito diverso – afferma Cesana -, a partire dalla possibilità di ragionare su un rilancio dell’attività aziendale tenendo dentro tutti i lavoratori. Rispetto a come era iniziata, la vicenda si chiude ora con una situazione migliorata rispetto al numero di esuberi e all’annullamento dei licenziamenti anche se stiamo parlando comunque di una riduzione importante dell’organico Bettini. Rimane senz’altro amarezza – conclude il sindacalista – perché avremmo voluto, e l’azienda avrebbe potuto farlo, dei contratti di solidarietà e comunque soluzioni che tutelassero maggiormente le persone e le famiglie. Ritengo tuttavia che si sia riusciti a raggiungere il miglior risultato ottenibile in questa situazione, ma lo avremmo voluto diverso».
L’accordo ovviamente ha smobilitato anche il tavolo di crisi che in luglio era stato fissato in Regione per ieri pomeriggio, mentre si chiude per ora così.
La crisi di mercato che ha coinvolto l’azienda che produce componenti in ceramica per l’industria non ha dato tregua. Gli attuali 70 lavoratori sono quel che resta dei 133 dipendenti di 9 anni fa, scesi a 94 nel 2011 quando un anno di cassa straordinaria per 40 persone aveva portato alla mobilità per 22 di loro. Fra ammortizzatori e contratti di solidarietà, nel 2012 i lavoratori sono 84. Oggi si è di nuovo a uno dei ridimensionamenti più dolorosi.
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