A Malgrate l’ultimo saluto a Luisa Spreafico

La chiesa parrocchiale di Malgrate gremita per i funerali di Luisa Spreafico. La 69enne era stata investita lo scorso 24 giugno ed era spirata il giorno successivo

Nella chiesa parrocchiale di Malgrate gremita è stato dato questa mattina l’ultimo saluto a Luisa Spreafico, la 69enne morta per essere stata investita, lo scorso 24 giugno, a Bartesate di Galbiate, lungo la strada provinciale per Colle.

A officiare il rito funebre col parroco, don Andrea Lotterio e il diacono Roberto De Capitani, sono stati padre Angelo Cupini - un’istituzione, in particolare per il rione Gaggio dove la donna abitava, col marito, Alessandro Butta - e monsignor Franco Cecchin: quest’ultimo, in quanto referente per il Movimento Terza Età decanale, di cui Luisa Spreafico era stretta collaboratrice, inoltre presiedeva la sezione di Malgrate.

Nella chiesa in cui la 69enne si era tanto attivamente impegnata anche per servizi quali il coordinamento dei lettori delle pagine liturgiche, è stato reso l’estremo omaggio al feretro, sovrastato da rose bianche: i soli fiori, in quanto chi ha presenziato alle esequie ha tenuto fede alle volontà della famiglia, di devolvere piuttosto offerte per opere di bene e, in particolare, all’associazione (con sede a Galbiate) “Tinnamoreraidime”, impegnata a sostegno della Terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Lecco.

Il “Manzoni” è stato altresì dove Luisa Spreafico è spirata, mercoledì 26 giugno, dopo vane terapie e un delicato intervento chirurgico alla testa, eseguito nel tentativo di salvarle la vita, ma troppo gravi erano apparse fin da subito le sue condizioni, già durante le operazioni dei soccorritori, attivati con ritardo: è risaputo che nel registro degli indagati è stata iscritta una donna di 62 anni, di Ello, per la quale l’accusa è di omicidio stradale aggravato dalla fuga del conducente. Stando alla tesi accusatoria, la guidatrice si è allontanata dopo avere investito la quasi coetanea malgratese.

Nulla di tutto questo è stato comunque accennato dal parroco durante l’omelia e la funzione si è conclusa senza interventi. La Spreafico ha lasciato nel dolore, oltre al marito, anche i tre figli (uno dei quali è docente nell’università tecnologica di Praga): Natalia, Mattia e Alessandra. «Ciascuno - ha esortato don Andrea - custodisca le parole di gratitudine per Luisa nel proprio cuore». La predica è stata imperniata sul senso del dolore, la metafora della Croce e il silenzio. «La famiglia di Luisa e la nostra comunità si congedano - ha detto don Andrea - da una presenza che è stata un dono: raccogliamoci in preghiera al di là di ogni pensiero e ogni parola. La tristezza ci avvolge, ma la speranza è più grande. Nella mia prima messa - ha aggiunto il sacerdote - chi fece l’omelia mi raccomandò: «Non avere paura se il dolore attraverserà la tua esistenza, bensì convertilo in fede, più provata e, dunque, più pura; comprenderai che Dio, se toglie una gioia, cento poi ne mette. Non immaginavo che oggi avremmo avuto tanto bisogno di queste parole». Don Andrea ha proseguito: «Su Gesù crocefisso si stagliò un cielo cupo, come quello che sovrasta noi in questi giorni, che sembra togliere ogni prospettiva di futuro, ma il Signore trapassa con la propria fermezza il buio. Anche Cristo era innocente e senza colpa, ha sentito il cielo chiudersi e ha visto la fine di ogni speranza; la Croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio e crogiolarsi appartiene a una religione che si ferma al Venerdì Santo. Invece, la gioia cristiana - ha concluso il sacerdote - è una Croce superata, vuota, segno dell’amore di Dio per ciascuno di noi».

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