Cronaca / Circondario
Venerdì 16 Giugno 2017
A Calolzio c’era la ’ndrangheta
Restano da stabilire le pene
Inchiesta Insubria: la Cassazione ha rimandato davanti ai giudici d’Appello
la maggioranza degli imputati per la definizione delle attenuanti generiche
Torneranno quasi tutti a processo, gli imputati lecchesi nell’inchiesta Insubria, che ha sollevato il velo sull’esistenza di un “locale” di ’ndrangheta di Calolziocorte.
Senza il condizionale, dal momento che la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza di giovedì sera, un punto l’ha messo, stabilendo in via definitiva che quelle “mangiate” a base di capra erano incontri tra soldali di un’organizzazione di stampo mafioso.
Chi tornerà davanti ai giudici della Corte d’Appello di Milano, una diversa sezione rispetto a quella (la quarta penale) che il 13 maggio di un anno fa, sa già - comunque - che la sua condanna sarà confermata: resterà da stabilire solo la pena.
I giudici romani hanno infatti annullato la sentenza impugnata ma soltanto limitatamente alla situazione relativa alle attenuanti generiche, che in Appello erano state “cassate” rispetto alla sentenza di primo grado, cosa che aveva fatto aumentare esponenzialmente il numero di anno da scontare dietro le sbarre.
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