Vendita del Lecco, Di Nunno conta su un last minute

Calcio serie C Il patron del Lecco non ha ancora abbandonato il proposito di cedere la società bluceleste. Ma di acquirenti non se ne scorgono. Intanto l’iscrizione al campionato andrà perfezionata entro il 22 giugno.

Colpo di coda. Il Lecco è ancora in vendita. Ma la “special offer”, come nelle aste online, durerà ancora solo poche ore. E senza molte speranze. La famiglia Di Nunno, che ha già come detto molte volte, un accordo orale con Alessio Tacchinardi, sta infatti aspettando di vedere se le ultime proposte (a chi, ormai, non ce lo si chiede più), saranno accettate e la società bluceleste, dunque, potrà passare di mano.

Ormai anche la scadenza di oggi, che era stata ventilata dal vicepresidente Gino Di Nunno rischia di saltare. Ma la sensazione, netta, che viene dagli ambienti blucelesti, è che la vendita non ci sarà e i Di Nunno andranno avanti. Con Tacchinardi. Però finché l’ultima parola non sarà pronunciata, la situazione rimarrà fluida.

Il punto

E, intanto, il 22 giugno si avvicina. Una data, quella dell’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro, che è uno spauracchio per molte società. In questo senso, Di Nunno o meno, il Lecco pare proprio si iscriverà senza problemi. Non ha debiti pregressi, ma solo gli adempimenti di chiusura della scorsa stagione e le tasse di iscrizione da pagare.

Altre società di C sono invece in bilico. La Pro Patria, ad esempio, deve risolvere i propri problemi dopo che la maggioranza è tornata alla presidentessa Patrizia Testa. E, notizia che è maturata ormai da metà maggio, la Triestina non sta riuscendo a far passare la proprietà della società da padre a figlio. La morte del patron alabardato Mario Biasin in un incidente stradale sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza anche della sua “creatura”, ovvero la Triestina.

Il passaggio, per motivi ereditari legali, in Australia (Biasin era oriundo triestino, ma viveva nella terra dei canguri), da Mario Biasin al figlio Jason non può avvenire prima del 22 giugno.

Per cui il direttore generale Milanese sta cercando di vendere la società o di trovare un milione di euro per concludere la passata stagione e iniziare la nuova. Comunque sia è un pasticcio per la ambiziosa società biancorossa.

D’altronde la prossima serie C sarà davvero una B2. Basta vedere le lombarde impegnate nel girone A, ben nove: Albinoleffe, Feralpisalò, Lecco, Mantova, Pergolettese, Pro Patria, Pro Sesto, Renate, Sangiuliano City.

Poi ci potrebbe essere una o più emiliane tra Piacenza, Fiorenzuola, Reggiana, Cesena, Imolese e il Rimini di Gaburro.

Lo scenario

Ci saranno sicuramente le piemontesi Alessandria (retrocessa), Juventus U.23, Pro Vercelli e Novara (risalito in C). Quindi l’unica trentina (il Trento), una o più venete tra Vicenza (retrocesso), Padova (se non vince e va in B), Virtus Verona e Arzignano. Non del tutto escluso l’inserimento di una o più toscane (Carrarese, Lucchese, Montevarchi, Pontedera, San Donato Tavarnelle, promosso dalla D, e Siena). E dal Friuli Venezia Giulia potrebbero arrivare Pordenone e Triestina. Con l’incertezza dell’inserimento della ligure Entella e della sarda Olbia.

Insomma, un campionato dove occorre presentarsi ai blocchi di partenza con le idee chiare, un mercato importante, e una società solida. Le pretendenti alla salvezza, perché di questo sembra si parlerà nel prossimo torneo bluceleste, sono già molte, sulla carta. Se poi non si farà chiarezza in fretta su obiettivi e budget, le pretendenti diventeranno, gioco-forza, ancora di più.

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