Dopo il pareggio, giusto ma deludente, contro la Virtus Verona, mister Gennaro Volpe ha esordito arrabbiandosi per il “troppo poco” fatto dalla squadra, soprattutto davanti. Volpe nel post partita ha cercato di salvare il salvabile, ammettendo che non è l’impegno a mancare. Piuttosto ci sono dei limiti: «Il mio è un gruppo che si sta allenando bene, sta spingendo – ha spiegato il tecnico partenopeo - però è un gruppo che, evidentemente, se siamo in questa posizione di classifica, ha dei limiti. Se dopo un tot di partite siamo ancora qui a dirci queste cose, vuol dire che oggi il Lecco può dare questo in questo momento». Ma non è questione di volontà, di poca applicazione, di disinteresse della squadra, e ci mancherebbe, verso il suo cammino in campionato.
Anzi. «Penso che la squadra abbia dato e stia dando tutto, perché, per quello che ho vissuto in questi dieci-quindici giorni, questo è un gruppo che si è sempre allenato bene, che mi sta dando tanto. Ma è chiaro che bisogna lavorare, lavorare e lavorare. Perché bisogna pretendere di più da noi stessi. È chiaro che se siamo qui per la terza volta a ripeterci le stesse cose, sui cambi per esempio, vuol dire che non ci siamo». Insomma, se il Lecco che dà tutto è quello visto contro la Virtus, forse c’è da preoccuparsi, sembra suggerire lo stesso tecnico bluceleste.
Ed è un dato di fatto che neanche i cambi hanno dato quella “sveglia” che ci si aspettava in campo nella ripresa: «Chiaro che non può essere solo una questione atletica. Ma ho rilevato nelle tre partite che c’è una sostanziale differenza tra un primo tempo brillante e un secondo quasi sempre a calare. Secondo me in tutte e tre le “mie” partite abbiamo fatto veramente dei grandi primi tempi. Anche a Vicenza contro una squadra forte, abbiamo fatto un ottimo primo tempo ed è per questo che ho riproposto la stessa formazione. Aumentando il minutaggio volevo aumentare la capacità di durare di più durante la partita, però è chiaro che tre partite così ravvicinate si sono fatte sentire».
Ma ci sono anche dei piccoli “misteri” nella resa di alcuni giocatori. Non si capisce, per esempio, perché il centravanti polacco Zuberek, classe 2004, non giochi con più continuità, viste le sue qualità, e perché Rocco non “esploda” mai: «Rocco è un giocatore che deve stare vicino alla porta perché è un giocatore che in due anni ha fatto tanto – ammette mister Volpe -. A Rocco non ho chiesto di fare l’esterno, ma di stare vicino all’attaccante (Sipos nello specifico, n.d.r.) ma quando non si è troppo lucidi, quando c’è un eccesso di generosità come penso sia stato il suo caso, si tende a smarrirsi perché magari si toccano pochi palloni e perché magari non si riesce a entrare in partita».
Su Jan Zuberek, infine Volpe spiega: «Lui è un giovane che deve dimostrare in allenamento di meritarsi la maglia. È un giocatore che deve trovare continuità durante la settimana. Io non ho ancora fatto una settimana intera quindi per quel poco che ho visto penso che sia un giovane che deve pretendere di più da se stesso e ha delle potenzialità; ma queste le deve far vedere durante la settimana non solo quando gioca un quarto d’ora in una partita ufficiale».
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