Melgrati: «Non ho mai pensato
di lasciare il Lecco»

Il portiere ha rinnovato sino al 2025. «Anche in serie B l’importante è riuscire a essere gli stessi: compatti a lottare su ogni pallone»

“Bagai che purté!”. Quando il tifoso lecchese usa il dialetto, allora il giocatore indicato - in positivo o in negativo - fa vibrare le corde più profonde dell’animo bluceleste. Nel caso di Riccardo Melgrati, 29 anni da Monza, protagonista assoluto di una promozione incredibile in B, non c’è nemmeno da chiedersi perché il tifoso-medio abbia scomodato la “lingua madre”. Lui ha prolungato il contratto con il Lecco fino al giugno 2025. Paratone ravvicinate, tuffi a togliere palloni (e ragnatele) dai “7” più lontani, uscite spericolate e decisive, reattività infinitesimali. Un compendio di tutto ciò che deve avere un portiere per essere decisivo. Fin qui in una terza serie “scavallata” nel pieno della maturità; da “domani” in una serie B che metterà a dura prova le certezze di tutti. Soprattutto quelle maturate in una categoria inferiore. Ma lui non ha paura: idolo di una Lecco sfiancata dal (vergognoso) “tira e molla” ammissione, che scorge fra i pali una delle sue certezze più radicate.

Sembra incredibile che, solo un anno, lei fosse praticamente un “oggetto misterioso”, un portiere destinato a partire o anche solo a finire in tribuna...

In effetti, che differenza con l’anno scorso. Due partenze diverse, con consapevolezze diverse. Anche la mia situazione personale è cambiata. Anche se io sono lo stesso e sono lo stesso affamato. Penso a dare continuità al mio lavoro con voglia di migliorarmi e mettermi in discussione.

Quando ha svoltato la scorsa stagione?

Non c’è stato un momento in cui è cambiato qualcosa. O forse sì: è cambiato l’allenatore... Ma non c’è stato un momento preciso. Ci sono state le partite. È stata una crescita lineare e i valori sono usciti fuori.

Tacchinardi (allenatore prima di Foschi, ndr) l’aveva spedita in tribuna...

Ma poi è arrivato Foschi e mi ha dato fiducia da subito. Io mi sono lasciato trasportare dagli eventi, dal crescendo della squadra, consapevole che i momenti belli erano quelli che vivevo dentro al campo. Sì, l’arrivo qui non è stato facile, ma soprattutto perché stavo attraversando un momento davvero brutto a livello personale, che poi avrebbe portato al peggiore dei lutti per un giovane (la perdita prematura della mamma, ndr). Ma tempo non ce n’era e, proprio quando sono partito per il ritiro della scorsa stagione, è capitato tutto.

Diciamoci la verità: complice la questione-ammissione, tante squadre in C l’hanno cercata. Compreso il Cesena...

Sì, è vero. Ma io proprio non ho mai pensato ad andare via. La mia priorità è sempre stata quella di restare a Lecco. Avrei preso in esame di andarmene solo in caso fosse andata male (con l’iscrizione, ndr). Il Cesena? Sono stato un loro giocatore per ben sette stagioni (ma quasi sempre in giro in prestito, ndr). Sette anni sotto contratto ma ci sono state solo chiacchierate. Poi delle offerte concrete sono arrivate, ma io non ci ho nemmeno pensato. Mai prese in considerazione. Né da me né dal mio agente...

Ed è rimasto a Lecco, dove tutti l’apprezzano. Un bel momento della sua carriera.

Il momento migliore fino ad ora. So di aver fatto bene anche prima, ma vincere un campionato come quello che abbiamo vinto noi, beh è un’altra cosa... Totalmente diversa. È il miglior momento per me ma farò di tutto perché duri ancora più a lungo.

Guardandovi giocare a Saint Vincent sembrava di osservare la stessa squadra che ha vinto la C. Ma che squadra sta nascendo?

Lo spirito è lo stesso, vincente, dell’anno scorso. Il dna non vuole essere cambiato. Il mister ci ha chiesto le stesse cose quindi una pressione alta, una squadra che gioca con intensità, con la personalità di chi sa che deve giocarsi ogni pallone alla morte. Sappiamo benissimo che ora cambia la categoria, ma non cambia il giocatore che la deve affrontare. E conosciamo il nostro punto di forza (l’intensità, la compattezza del gruppo, ndr), così come sappiamo che alcuni andranno via e altri arriveranno. Ma lo scheletro della squadra rimarrà quello, come le sue caratteristiche.

Che tipo di campionato ti aspetti?

Andiamo ad affrontare corazzate con giocatori e allenatori di grande nome. Ma il salto che facciamo noi lo hanno già fatto tante squadre. E salire in una categoria superiore non sarà così difficoltoso se riusciremo a essere gli stessi: compatti a lottare su ogni pallone. Ce la faremo anche noi.

Quanto ha influito sulla sua “ri-esplosione”, il preparatore dei portieri Alessio Locatelli?

Tantissimo. Lui è una persona eccezionale. Un professionista d’alto livello. È stato bravissimo a non caricarmi di responsabilità in un momento della mia vita in cui di responsabilità ne avevo fin troppe. Nella gestione di certi miei momenti è stato davvero molto bravo, perché ci sono taluni allenatori che magari pretendono una determinata prestazione nell’allenamento che in quei momenti non mi era francamente possibile dare. Mostrando una rigidità che lui, con me, non ha mai avuto: mi ha lasciato spazio e si è fidato ciecamente. Di questo lo ringrazierò sempre. Così come ringrazierò sempre come mister Foschi e la società.

Non s i confronterà con Gigi Buffon, che si è ritirato...

Ed è un peccato - sorride -. L’ho già conosciuto anni fa, una persona eccezionale. Ma è chiaro che poterlo avere di fronte, in campo, sarebbe stata un’altra cosa.

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