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Domenica 06 Agosto 2023
Malgrati: «Sarà meraviglioso fare il vice in serie B»
La grande gioia dell’assistente di Foschi: «Come una favola: sono lecchese e mi auguro di restare qui per sempre»
Andrea Malgrati finalmente può pensare solo al campo, alla preparazione, alla tecnica, alla tattica. Il vice di Foschi, che si avvia a diventare allenatore grazie al corso Uefa A, non si deve più preoccupare di svolgere il ruolo anche dello “psicologo” e di non far pensare ad altre cose, vedasi riammissione, ai propri ragazzi.
Malgrati, come state?
Siamo tutti molto contenti perché ci è stato ridato quanto meritato sul campo. Sono state settimane particolari in cui si sono tutti allenati benissimo, ma la “testa” ogni tanto effettivamente “vagava”. Era un pensiero comune, però, non solo dei ragazzi. Speriamo sia finita qui e andiamo avanti per il nostro percorso.
Farà il corso Uefa A?
È uscito il bando ed entrerò probabilmente al corso in deroga. Da metà ottobre a metà dicembre, tre giorni alla settimana. Sarà pesante, ma ce la farò a fare bene entrambe le cose.
Si sente già allenatore?
Quello mai. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto, però mi fa molto piacere perché mi permetterà di fare anche cose diverse, quali allenare in serie C in futuro. O il viceallenatore in Serie A. O, ancora, allenare le Primavera. Tra il patentino Uefa B e l’Uefa A c’è grande la differenza. Poi c’è l’Uefa Pro. Con quello si può allenare anche all’estero…
Con Foschi come si trova dopo una stagione così intensa?
Bene come sempre. Portiamo avanti le idee sempre insieme. Nonostante a volte ci siano divergenze, come in qualsiasi rapporto, queste sono sempre costruttive e ci portano a mandare avanti un progetto lavorativo che riteniamo importante.
Entriamo nel vivo. Cessioni e acquisti.
C’è tanto lavoro anche lì, ma io non ci metto becco. C’è lavoro da svolgere e il salto di categoria è importante e probante per tutti. Cerchiamo di curare tutti i dettagli, ma ci sono le persone preposte per farlo. Di sicuro c’è tanto da fare.
C’è il tempo necessario?
Il tempo è poco, sinceramente. Non lo so se ci concederanno qualche deroga, ma sappiamo che quest’anno sarà così: particolare. Ci sarà ancora più lavoro da fare. Magari tendi a tralasciare alcune cose, anche se in B anche i dettagli fanno la differenza. L’impegno più importante è che la categoria è molto differente. Bisognerà stare attenti anche all’extra campo, non solo al terreno di gioco. Dobbiamo essere tutti protagonisti di una buona stagione.
Obiettivo?
La salvezza, logicamente. La B è una categoria che non conosciamo, se non di vista. È molto impegnativa, questa categoria. E spero di riuscire ad arrivare alla salvezza per consolidarci e combinare qualcosa di più l’anno dopo. Come in questi miei sei anni: un anno vittoria in D, poi salvezza per un pelo, quindi sempre in crescita. Bisogna affrontare gli eventi nel modo giusto, con calma, pian piano, senza fare mai il passo più lungo della gamba. C’è grandissimo impegno sia logistico che economico. In quattro e quattr’otto stanno rimodernando lo stadio. Tutti stanno compiendo grandi sacrifici e non ci sentiamo mai appagati di quanto facciamo.
L’avrebbe mai detto di pensare di passare da difensore ad “attaccante”?
Ero venuto per vincere. Soprattutto per quello e perché è la squadra della mia città, ma poi è stato tutto un susseguirsi di cose. Dopodiché ho avuto subito la possibilità di fare l’allenatore ma io seguo quello che la vita mi porta. L’accetto e combatto per ottenere il massimo. Mi auguro di restare qui per sempre, ma quel che succederà non posso dirlo. Già dopo due anni da vice, esserlo in serie B è una cosa meravigliosa. Non me ne sto ancora rendendo conto.
Silvia, sua moglie, e Rebecca, sua figlia, cosa dicono?
Rebecca fa i cori dei tifosi del Lecco. Ha ancora la maglietta della vittoria in serie D. E per mia moglie avere il marito calciatore e allenatore a pochi chilometri da casa, è stupendo. Le due settimane di ritiro sono state pesanti per Rebecca perché era la prima volta che stava due settimane senza di me, ma io a Lecco mi trovo davvero bene. E sento l’affetto di tutti: tifosi, società, staff. Sicuramente darò tutto me stesso perché questa favola non finisca.
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