La questione non è di lana caprina. Meglio giocare male e vincere, o bene e perdere? Il Lecco per fortuna si pone in mezzo al dilemma. Non ha giocato male le prime due partite, ma neanche benissimo e ha portato a casa 4 punti, frutto di una vittoria e un pareggio. Il che lascia serenità al gruppo.
Una serenità di cui ha un grandissimo bisogno perché un particolare sul quale si è riflettuto poco finora, è che il Lecco ha sì cominciato il ritiro in linea con tutte le grandi (il Vicenza anzi ha cominciato dopo, il 22 luglio; la Triestina come il Lecco, il 16; il Padova il 13, l’Atalanta U23 il 17), ma è stata in ritardo rispetto a tutti per una rosa che non era minimamente quella che poi stiamo vedendo in campo. Al di là dell’assenza degli ultimi due arrivati, Sipos e Rocco, mancavano anche Furlan, Lepore, Zuberek, Gunduz. Giocatori, questi ultimi, che in queste partite sono stati titolari o prime riserve. Anche Kritta, che non ha esordito, era arrivato nel finale di preparazione. E Di Gesù e Mendoza sono stati ufficializzati solo a fine ritiro. In più, bisogna tenere conto che tra i pali fino alla prima amichevole, c’è sempre stato Melgrati, che poi ha lasciato. In difesa anche Bianconi, che ha voluto andarsene.
Davanti Buso, che sappiamo bene ha preferito la serie B alla C (non tanto al Lecco). Senza parlare di Pinzauti, che addirittura ha giocato la prima di campionato da titolare poi ha risolto il contratto. Insomma: la squadra che d’ora in poi vedremo in campo è quella titolare, ma la rosa che l’ha costruita è cambiata freneticamente da un mese a questa parte. Con tutte le conseguenze del caso: fisiche, atletiche ma anche di assimilazione di schemi e di gioco. Ecco perché parlare di bel gioco o brutto gioco, è fuori luogo per ora. Perché è chiaro che Rocco non è Buso, non in quanto a valore, ma in quanto a caratteristiche. Perché Furlan non è Melgrati. Perché Sipos e Zuberek non sono Pinzauti. E così via.
Giocatori semplicemente diversi che bisognerà valutare, comprendere e capire cosa potranno dare e in quale ruolo potranno farlo al meglio. Lo stesso Tordini al quale è stato preferito Di Gesù come trequartista bisognerà capire se potrà essere riutilizzato come seconda punta del 4-3-1-2 bluceleste. E se Frigerio-Galli-Ilari sia l’assetto definitivo della mediana bluceleste o la prepotenza con la quale il turco Gunduz è entrato nel finale di Trento-Lecco, prelude a cambi in quel settore (o in attacco). Insomma, Roma non si costruisce in un giorno. E neanche il Lecco. Una riflessione che si potrebbe fare per quasi tutte le squadre, ma rispetto a una Clodiense o a un Trento (per stare a chi il Lecco ha già incontrato), i blucelesti hanno pagato non solamente una differenza fisico atletica evidente (per caratteristiche dei giocatori, più strutturati i ragazzi di Baldini), ma anche perché sia i chioggiotti che i trentini giocano così, con quasi la stessa squadra, almeno dalla scorsa stagione. Il Lecco ha molti volti noti, ma un nuovo allenatore, nuovi schemi, e, soprattutto, novità in tanti ruoli chiave.
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