Il Lecco affila le armi per il Tar. Concrete le ragioni del ricorso

I legali del club avrebbero individuato preziose chiavi di lettura- Pur non venendo ufficializzata, la linea difensiva ha valide fondamenta

Non è detta l’ultima parola. Il ricorso al Tar è, per ora, e salvo sorprese del Consiglio federale del 24 luglio, vale a dire di lunedì prossimo, l’unica speranza per i blucelesti. Ma i legali del Lecco Domenico Zinnari e Salvatore De Lorenzis stanno affilando le armi per dare contro alla decisione del Collegio di Garanzia che ha pubblicato le motivazioni della sentenza (ne riferiamo sopra) che ha, per ora, condannato il Lecco.

Impossibile sapere quale sarà la linea difensiva del club bluceleste, ma si tratterà, sostanzialmente, di un giudizio impugnatorio, quello del Tar, che muove dalle motivazioni della sentenza, adottate dal Collegio.

Non può essere una “tagliola”

È vero che finora è passata la linea formalistica, legata alla perentorietà del termine entro il quale il Lecco avrebbe dovuto indicare lo stadio Euganeo di Padova con tutti i documenti autorizzativi necessari.

Ma, forse, il tema vero è un altro: ammesso placidamente che c’è un principio di non derogabilità dei termini che tiene in piedi l’intero sistema delle Licenze Nazionali, il tema della “proroga” chiesta dal Lecco è così poco rilevante?

In realtà si sarebbe trattato di una “remissione nei termini”, che è stata chiesta non perché il Lecco fosse inadempiente, ma perché non poteva procurarsi uno stadio alternativo al Rigamonti-Ceppi, prima del 18 di giugno, dopo aver vinto la finale.

Le norme della Figc in questo sono chiarissime: devi indicare lo stadio del Comune in cui la società ha sede e in ottemperanza alle norme per la categoria in cui giochi. E non avevi, dunque, la possibilità di indicare l’Euganeo ma neanche il Brianteo o altri stadi, prima di aver vinto i playoff.

Per questo la Figc nella sentenza che aveva ammesso, anche visto il parere divenuto favorevole della Commissione Infrastrutture, il Lecco dopo la prima bocciatura, aveva anche detto, per voce del proprio avvocato Giancarlo Viglione, che c’era stata una propria responsabilità nel non aver “allungato” i termini di presentazione della domanda di iscrizione in B per i vincitori dei playoff, visto il poco tempo a disposizione.

Ricordiamo anche che il Prefetto di Padova che ha ricevuto il 20 giugno di mattina, la richiesta di “nulla osta”, ha risposto in tempi che, per un’amministrazione statale relativa all’ordine e alla sicurezza pubblica, si possono definire “tempestivi”. Anzi, velocissimi. Eppure non è bastato, visto che il 20 i termini sono scaduti. Prova ne è che due neopromosse su tre (Feralpi e Catanzaro), hanno chiesto la deroga per lo stadio, inviandola in tempo, ma dopo settimane e settimane di ricerche indefesse di uno stadio alternativo.

Inoltre, e tutti i tifosi lo sanno, la “pena” (termine improprio perché sarebbe una conseguenza, non una sanzione), alla quale il Lecco sarebbe condannato, ovvero la sostanziale esclusione dal calcio professionistico, in caso di respingimento del ricorso, sarebbe assolutamente sproporzionata.

E la famosa “perentorietà” del termine, che oggi viene vista come una vera e propria condanna da tutti i detrattori del pieno diritto del Lecco di andare in B (Perugia, Foggia, Spal, Benevento in primis), non è concepito per essere una “tagliola”.

Pena spropositata

Chi, per esempio, non avesse indicato lo stadio in cui giocare nella prima scadenza del 15 giugno, avrebbe rimediato un deferimento e una multa di 20mila euro per ogni documento mancante (i criteri economici invece vengono presi molto più seriamente). Com’è possibile che il superamento del limite del 20 giugno determini una “pena” che diventi l’esclusione dal campionato?

La famosa perentorietà è concepita, invece, come garanzia di eguaglianza e di equanimità per tutti i “concorrenti” alla corsa all’iscrizione. Solo in questo caso eccezionale, dove le tempistiche erano così ridotte, diventa una “ghigliottina”. Possibile? Inoltre c’è, come detto, chi è partito prima. È come correre i cento metri, ma sui 20 partecipanti, uno viene fatto partire 10 secondi dopo: sarebbero già arrivati tutti, mentre l’ultimo arriverebbe a gara già finita.

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