«Di Nunno? Un signore». Mister Foschi a tutto campo

Dimagrito, sorridente, simpatico; zainetto in spalla, maniche arrotolate: ecco un viso (calcisticamente) “storico” per la città di Lecco.

«Beh, se l’obiettivo stagionale era quello dell’ultimo posto...Potevano tenermi, ci sarei riuscito anch’io». Scherza (ma non troppo) Luciano Foschi, ieri di ritorno su questa sponda del Lario – “pilotata” in serie B non più tardi di un anno fa (quasi) esatto -, innanzitutto per rescindere il contratto che ancora lo legava in via Don Pozzi (“Rescindere andava bene a tutti...Ma a al Lecco è andata ancora meglio. Io un po’ ci ho rimesso” sorride) eppoi per salutare amici, tifosi e giornalisti. Gli stessi che lo hanno attorniato in quella che rimarrà una “cavalcata” storica. «Sì, un’avventura fantastica che mi porto nel cuore – ha detto l’allenatore che ha dato appuntamento in un bar del centro lecchese -; malgrado quello che è successo fino al mio esonero» Sì, perché qualche sassolino l’ormai ex allenatore bluceleste se lo doveva levare dalle scarpe. «Perché il Lecco è retrocesso? Non so, non c’ero. C’ero solo nelle prime sei partite. La mia squadra ha fatto un solo punto; forse giusto esonerarmi. Non ci sta quello che è stato detto dopo, che mi ero montato la testa, che eravamo stati promossi per colmo di fortuna...Proprio no: siamo andati in B perché quella squadra aveva formato un grande gruppo, ci ha creduto e ce l’ha fatta. Ecco perché volevo confermare in blocco quella squadra... Ma, qualcuno appena arrivato (chiara l’allusione al ds Fracchiolla.ndr), ha detto che no: quella rosa non era all’altezza della serie B ed ha voluto cambiare tutto. Purtroppo sì è visto, poi. Non dico che in quel momento non fosse giusto farlo, dico solo che non è proprio andata bene».

Una rescissione che porta con sé anche una nuova avventura calcistica. Forse... «A Renate? La verità è che non ho ancora deciso. Ma ho apprezzato tantissimo – spiega l’allenatore – la grande attenzione nei miei confronti da parte del patron Spreafico. Conosco Crippa (Massimo; il dg.ndr) e sono che è una società modello. Ma ho anche altre società che mi vogliono. Insomma: al Renate ho detto che ci sentiremo martedì e gli darò una risposta. A tutti i tifosi del Lecco però dico una cosa – e sorride un po’ imbarazzato – che qualsiasi club scelga, sarà nel girone A e finiremo con l’essere avversari. Sarà imbarazzante e toccante per me, che sono uno che crede in certi valori. Ma questo è il calcio...Emozioni? Sì, tornare nella sede di via Don Pozzi per firmare la rescissione col presidente Aliberti è stato particolare; come quando tornai in sede per diventare allenatore del Lecco. Ci mancavo da quasi trent’anni, da quando ero calciatore».

Insomma quello di Luciano Foschia Lecco non è un addio. Il tecnico continuerà ad appoggiarsi in città da allenatore nella vicina Renate e soprattutto guarderà alla rosa bluceleste... «Essì, i miei ex giocatori al Lecco lo sanno: se vogliono tornare a lavorare con me – racconta – non devono far altro che alzare il telefono e chiamarmi. Io li riprenderei tutti e subito. Lepore? Un grande uomo». Poi gli si snocciolano nomi e lui spiega (anche se senza spiegare): «Andrea Malgrati? Scusatemi, ma di lui non voglio parlare. Paolo Di Nunno? Un uomo generoso che è stato mal consigliato. L’ho chiamato più volte e ci siamo parlati. Ha dato retta alle persone sbagliate». Poi le pacche sulle spalle, gli abbracci, i saluti. «Tanto ci si rivede (da avversari.ndr); il campionato comincia fra un paio di mesi...»

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