Calcio Lecco, il mercato d’inverno non è servito

Si può parlare di tutto, ma non di confronti, in questo mercato di riparazione. Naturalmente non sapremo mai se il direttore sportivo Antonio Minadeo abbia o no i soldi per farlo. Ha preso cinque giocatori, li abbiamo visti con Trento e Lumezzane. Presto per tirare le somme. Ma una cosa è certa. Negli scorsi mercati, di riparazione e non, eravamo abituati a ben altro.

Basti dire che giocatori presi dal diesse in pectore Domenico Fracchiolla prima e da Gino e Cristian Di Nunno poi in serie C (senza parlare dei gravissimi errori dello scorso mercato di riparazione che hanno stravolto la squadra, ma in serie B), sono tutti in serie A o in serie B: Azzi a Cagliari, Masini a Genova, Cauz a Modena, Bertinato a Venezia, Pissardo a Bari, Kraja all’Atalanta e forse ora a Pescara, Vasic a Palermo, Buso a Catanzaro, Zuccon alla Juve Stabia, Girelli alla Salernitana, Carissoni al Cittadella. E dalla B Degli Innocenti allo Spezia, Novakovich al Bari, Caporale a Cosenza, Crociata in B turca, ma potremmo citarne tanti altri ancora: Cheddira, Iocolano, Marzorati, Inglese, Ierardi, Giudici stesso… Compresi i giovanissimi, come Konatè al Cagliari e ora all’Empoli, un classe 2006 del vivaio bluceleste. Certo ci sono stati tanti flop come Tenkorang (uno dei migliori, però, a Lumezzane proprio l’altro giorno), Salcedo, in parte Ierardi, Capradossi, Bastrini, Guglielmotti e prima Maldini, Purro, Pecorini, Maldonado, Sangalli… Non è tutto oro quel che luccica, insomma. Ma c’era almeno l’idea di prendere giocatori di prospettiva, anche giovani, e la percentuale era almeno doppia: due buoni, uno non buono.

Visti con il Trento e contro il Lumezzane, invece, dei nuovi acquisti non si salva quasi nessuno. Forse il solo Andrea Marino. Punto. Sarebbe ingiusto, però, esprimere già giudizi definitivi su giocatori che devono aspettare ancora conferme o smentite. Troppo pochi 180 minuti, per “promuovere” o “bocciare”. Ma è anche vero che qualcosa si deve fare e pensare. Dare tempo, sì, ma non perdere tempo. Eppure per ora la società, indirettamente, sembra orientata con l’andare avanti così com’è. Lo staff tecnico, quello dirigenziale, e i giocatori. Il che sa tanto di “highway to hell”, di autostrada per l’inferno, seppur lastricata di buone intenzioni. Insomma, non sappiamo davvero se i denari messi sul tavolo per questa campagna acquisti siano tanti o pochi (come lasciano sottintendere tante voci di corridoio) e, di conseguenza, se il diesse sia stato messo nelle giuste condizioni per poter cambiare l’andamento del campionato o meno. Ma delle due l’una: o i nuovi devono ambientarsi e poi tireranno fuori il Lecco dalla palude in cui è sprofondato, o si rischia davvero grosso. Il Lecco di Lumezzane è parso spento a livello caratteriale, in ritardo a livello fisico, senza punti di riferimento a livello tattico, senza certezze dal punto di vista tecnico.

Ha retto mezz’ora, in cui anzi avrebbe potuto andare in vantaggio (traversa di Marino al 32’), ma poi è crollato senza praticamente colpo ferire. Riflettere non basta, si deve agire.

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