Calcio Lecco, il discorso di commiato di Di Nunno: «Vi lascio in mano a un imprenditore di successo»

Una piccola premessa, quella di Paolo Leonardo Di Nunno, apparso in videoconferenza rilassato, sereno, persino sorridente. Maglia bianca, con dietro quella di Rafa Leao alla sua sinistra e il gagliardetto della Città di Lecco poco più in là, Di Nunno, dall’ufficio della Elettronica Videogames di Cormano, finora proprietaria del Lecco, ha letto da un foglietto il suo discorso di commiato.

Forse per la prima volta nella sua storia bluceleste, ha pronunciato un discorso conciliante, benevolo, misurato. Scritto, naturalmente, ma pur sempre un lodevole sforzo di concludere al meglio la sua entusiasmante avventura bluceleste, finita purtroppo così male e con tante polemiche. “In questo mese – ha letto Di Nunno - i tifosi hanno voluto che io cedessi la società. Ho colto il vostro invito con sofferenza ma alla fine l’ho venduta. Vi lascio in mano a un imprenditore di successo, capace, determinato che vi farà raggiungere livelli che con me non avete raggiunto, la serie A. Un abbraccio a tutti e ci vedremo presto in campo come spettatore”. Poi Di Nunno, che sicuramente mancherà a molti tifosi per la sua passionalità (resterà negli occhi e nel cuore di tutti, la passeggiata in carrozzina sul campo in Lecco-Pordenone), meno per gli insulti alla città e ai tifosi stessi, si è lentamente defilato dalla scena.

Anche questo non è da lui. Ha assistito alla videocall con Aliberti in maniera compassata, ma sorridendo ogni qualvolta Aliberti o Valsecchi ricordavano la sua serietà nella conduzione della società, delle trattative. Perché una cosa è certa: non si sa, e Aliberti non l’ha voluto dire, quanto valga il “closing” in denaro sonante. Ma è certo che Di Nunno ne ha messi tanti, tantissimi, e ne ha presi pochi. Certo, avesse detto sì, a inizio dello scorso campionato, alla Brera Holding, probabilmente avrebbe fatto cassa. Ma non è stato così. E quel “ho colto il vostro invito con sofferenza”, la dice lunga. Sarebbe rimasto. Anzi, siamo certi che ieri è stato sul punto di non cedere più la società. Ha tentennato, barcollato, cambiato idea. Ma da solo non avrebbe potuto reggere la baracca. E parlerà male, si esprimerà peggio, ma Di Nunno è un imprenditore rifinito che le sue società non le ha mai mandate a carte quarantotto. Perchè non può farlo, visti i rapporti con il Monopolio di Stato, ma anche perché non lo sa fare: mantiene sempre la parola data. E ora ha mantenuto quella più importante dopo aver salvato il Lecco nel 2017. Ha saputo cederlo. Con dolore, ma senso di responsabilità.

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