Calcio Lecco, Aliberti: «Se c’è qualcuno,
batta un colpo». Giorni decisivi
per le scelte dell’imprenditore

L’imprenditore che risiede nella Bergamasca non ha per ora notato nessun entusiasmo. E deve ammettere, un po’ sconsolato: «Sono scomparsi tutti»

Siamo alle battute decisive. Forse finali per Aniello Aliberti e il suo tentativo di cordata lecchese. Ieri sera alle 19 l’imprenditore bergamasco ha tenuto il primo dei suoi incontri “cardine”, durante i quali cercherà di capire se c’è qualcuno disposto ad accompagnarlo nella sua avventura bluceleste. Una trentina gli imprenditori contattati in questi giorni e che hanno ricevuto l’invito a presentarsi, se interessati. I contenuti dell’incontro sono tenuti “top secret” per non far scappare nessuno, tra i più tiepidi. Ma è anche vero che Aliberti non ha notato nessun entusiasmo, almeno per ora. E deve ammettere, un po’ sconsolato: «Sono scomparsi tutti: cinesi, americani e io che dovevo fare la minoranza in questo momento, se dovessi fare una previsione, sarei costretto a fare la maggioranza del pacchetto azionario. Ma entro la settimana prossima dovrò dire a Di Nunno se ho una compagine azionaria o se non se ne fa niente».

La posizione dell’imprenditore impegnato nel settore tecno medicale resta la solita: «Non tanto per una questione di soldi, tanto so che sarà un bagno di sangue, ma per sentirmi avvicinato e affiancato da imprenditori lecchesi, vorrei essere supportato. Io diventerò imprenditore del lecchese, entro breve, ma se con me, in questa avventura bluceleste, non ci sarà chi fa impresa da 30 o 40 anni a Lecco, francamente non me la sento di andare avanti da solo. Naturalmente “tifo” perché, alla fine, questi imprenditori ci siano e allora sarò il primo ad annunciarlo anche ufficialmente. Ma non sono così ottimista, perché fino ad ora di gente ipotetica che avrebbe potuto entrare, ne ho contattata tanta: circa trenta persone. Ma nessuna di queste mi ha detto “Io ci sto”. E non ho mai preteso nulla: per me vanno bene le partecipazioni con il 5 per cento, non solo quelle dal 10-20-30 per cento in su». Aliberti deve ammettere: «Non me l’aspettavo assolutamente. Il contrasto con quanto visto allo stadio è stridente: ho visto tanti imprenditori in tribuna, tutti tifosi del Lecco, ma questo non volersi impegnare, francamente mi stupisce. Chi perché non vuole esporsi, chi perché non vuole Di Nunno, che comunque sarebbe fuori oggi come oggi, dal mio progetto. Lascio a ognuno le sue valutazioni, ma mi baserò solamente sui fatti. Vorrei che qualcuno ci fosse, al 5 ripeto o al 40 per cento. E se il problema è la quota, il problema non c’è. Sono pronto a dare anche il 60 per cento delle quote, se qualcuno volesse fare il capo cordata. Di sicuro non è l’affare del secolo, intendiamoci, però mi attendevo un altro tipo di risposta».

Sembra essere la conferma di un trend che a Lecco c’è sempre stato: delle sorti blucelesti, nell’imprenditoria locale, pare importare poco. Eppure la serie B ha dimostrato che il tifo, passionale, caldo, ma soprattutto corretto e orgoglioso, c’è. E c’è anche la parte “economica”, visti i tanti “turisti del calcio” che sono arrivati in città. Certo, la serie C è tutt’altra storia. Ma allora? «Ho un altro incontro importante lunedì e martedì. Dopo questi due incontri prenderò le mie decisioni. Se non è rimasto nessuno, accanto a me, allora trarrò le mie conseguenze». Anche perché il tempo è proprio quello che manca: «Il tempo stringe – ammette l’industriale di origini salernitane e bergamasco di adozione - Dovremmo essere qui a fare la squadra, oramai. E invece siamo ancora a questo livello. Ma spero di sbagliarmi. Alex Lin? È scomparso, o, almeno, non mi ha più chiamato».

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