Bravo Lecco, intelligenza è apprendere dai propri errori

Il commento all’indomani del successo dei blucelesti ai danni del Piacenza.

C’è una qualità di questo Lecco. Non abbattersi mai. Perché quel gol preso al 7’, con Pecorini che rinvia sui piedi di Morra e Melgrati non vede il siluro che si insacca alla sua destra nel paletto vicino, avrebbe ucciso squadre più attrezzate.

Invece il Lecco, pur vedendosi chiudere le fasce con raddoppi costanti, con Giudici e Zambataro che per cercare gloria erano costretti ad accentrarsi, ha cominciato a macinare gioco. A prenderle e a darle, senza sosta.

Soprattutto, ha cominciato a giocare senza scomporsi, se non sul contropiede che avrebbe potuto chiudere la gara in favore del “piace”. E pian piano, con un pizzico di buona sorte, è riuscito prima a pareggiare e poi a ribaltare il risultato. Il che ha trovato collaborazione nell’insipienza difensiva dei biancorossi, ma anche nella grande voglia di vincere di questi ragazzi. Non mollare mai è una loro caratteristica, forse appresa a suon di ceffoni come quelli presi a Vicenza e Pordenone, ma anche in casa contro Pro Sesto (secondo con il Lecco) e Trento (che rimane dietro).

Apprendere dai propri errori è uno dei segnali di intelligenza più evidenti. Il che mette tranquilli per il futuro, in chiave salvezza. Ma proprio per questo il patron Di Nunno dovrebbe mettersi una mano sul cuore e l’altra sul portafogli, checché ne dica Foschi (unico allenatore che dice di non volere rinforzi): rinforzare in pochi ruoli e con pochi giocatori questa squadra, vorrebbe dire non solo guadagnare una salvezza già a febbraio, ma anche regalare un sogno per il resto del torneo. Un sogno chiamato playoff che quest’estate nessuno avrebbe potuto cullare.

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