Alex Lin: «Confermo l’interesse
per il Lecco, come socio di minoranza
di Aliberti o di chi vorrà investire»

Intervista all’imprenditore cinese manager di China Telecom: «Il calcio? Solo un buco. Ma se gli costruisci attorno un business, allora diventa un asset importante»

“Il calcio? Solo un buco. Ma se gli costruisci attorno un business, allora diventa un asset importante”. Parla da imprenditore di alto livello Alex Lin, il manager di China Telecom che ha nel portafogli diversi fondi di investimento importanti “made in China”. E chiarisce, una volta per tutte, il suo coinvolgimento nell’affare Calcio Lecco.

Mister Lin, lei è interessato o no al Lecco? «Non conosco molto bene questa realtà. Ma io sono interessato a entrare nel Lecco, ma come socio di minoranza, aiutando Aniello Aliberti o chi vorrà venire, sempre se serio. Non conosco tanto l’ambiente e mi sono fatto avvicinare da tante persone, ma ora sono assolutamente da solo. E voglio restarci. La città di Lecco ha grandi potenzialità e il calcio può essere un veicolo di amicizia importante internamente ed esternamente. Ma se convinco qualcuno a venire a Lecco non sarà per il calcio, ma per il business che si può fare a Lecco».

Cosa intende? «Se c’è un progetto, con un business continuativo, allora puoi pensare anche al calcio con la stessa continuità. Chi non dà continuità, nel calcio come nel business, non fa il bene del Lecco. L’anno scorso Paolo Di Nunno era andato in B. Tutti hanno mostrato grande felicità ma l’anno dopo, senza programmazione, il Lecco è andato giù. E ora tutti sono rimasti male. Meglio avere un piano continuativo come hanno fatto gli Hartono a Como. Non guardo certamente alla Serie A, intendiamoci. Ma dovremmo puntare a rientrare in serie B con un progetto importante che non coinvolga solamente il calcio ma tutta la città. Aspetto anche che il sindaco Gattinoni, che ho incontrato più volte, porti avanti questo gemellaggio che porterebbe a Lecco non solo soldi, ma anche turisti e studenti. Vedo bene degli accordi con l’università, con il Politecnico che è famoso anche da noi in Cina».

Insomma, Lecco come testa di ponte per lo sbarco di ingenti investimenti cinesi? «A Como non c’è più spazio. Como è già molto sviluppata, al di là dell’arrivo degli Hartono. È Lecco ad avere grosse opportunità di crescita. I turisti, soprattutto cinesi, vanno poco a Lecco. In realtà se la città fosse riqualificata a livello di sviluppo, ha tante risorse per diventare forte. Ma senza investimenti non si può fare molto. Mi interessa anche l’area del Bione. Sono andato dal sindaco a proporre gemellaggio con Xiamen, otto milioni di abitanti. La città più bella e pulita della Cina. Molto green come Lecco. Non a caso ho fatto già questo passo a Verona, che ho fatto gemellare con Hangzhou (per la storia d’amore di Romeo e Giulietta e quella di Lianzhu), e poi Asti con Hefei. Da questi gemellaggi poi nasce business, amicizia, scambi di studenti… Il calcio, ripeto, da solo non è sostenibile, se non ha tutto questo intorno. E, anzi, il calcio diventerebbe un ulteriore volano di sviluppo. Guardate cos’è successo a Porta Nuova, a Milano. Vent’anni fa era una brutta zona, oggi è un gioiello di Milano».

Torniamo al Lecco. Quali saranno i prossimi passi? «Di Nunno mi ha detto che ha pagato gli stipendi per iscriversi alla C. Ma se lo abbia fatto davvero non lo so. Come faccio a verificare? Voglio solo essere tranquillo sull’iscrizione e capire come andare avanti. Lunedì sarò a Cormano. E poi parlerò con Aniello Aliberti per capire a che accordo sono riusciti ad arrivare. Perché Paolo è una brava persona, ma tutto cambia nel giro di pochi giorni, non si capisce mai nulla. So che Aliberti ha chiamato sponsor e possibili soci e anche io ho diverse aziende che potrebbero entrare nel Lecco come sponsor. Fare un investimento insieme potrebbe essere positivo per la squadra».

Ma in tutto questo, c’è rischio fallimento? «Non dipende da noi. Ma da Di Nunno. Deve essere lui a sistemare la situazione. Ora la società non è a posto. Non ha pagato tutto. Forse, se ha detto il vero, ha “solo” due mesi da pagare, 1,5 milioni di euro tra maggio e giugno. Ma sarebbe il meno. Ci vorrebbe un po’ di chiarezza in più. Quando io dico che ho pagato, ho pagato. Punto. Lui a volte dice di sì, ma poi ha uno stile suo nel fare le cose. Se non ha pagato, però i problemi sarebbero grandi. Sia per l’iscrizione alla C che per il debito residuo che raddoppierebbe. Se non sistema le cose, per le persone che, come noi, vorrebbero entrare, la situazione non è chiara».

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