Il saper fare degli artigiani crea più valore ai territori

Differenze marcate tra i vari comparti, ma le piccole imprese restano il fulcro dell’economia lombarda. Eugenio Massetti, vicepresidente di Confartigianato: «Tre ostacoli: manodopera, credito e pressione fiscale»

Quando nei nostri paesi chiude un’impresa artigiana, non è sufficiente dire che un’azienda ha cessato l’attività. È infatti venuto meno un pezzo di storia, non più replicabile: «Per il territorio si tratta di una perdita irreparabile, con gravi conseguenze dal punto di vista economico, ma anche sociale e turistico». Ne è convinto Eugenio Massetti, vicepresidente nazionale vicario di Confartigianato, presidente dell’organizzazione regionale dal 2013 (realtà che associa più di 98mila imprese), oltre che di quella bresciana e della Lombardia orientale dal 2009.

Titolare di un’impresa di tipografia, editoria, grafica e stampa, La Compagnia della Stampa di Roccafranca (Brescia), Massetti affianca il presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli dal 2020.

Presidente Massetti, quale è lo stato di salute del comparto artigiano in Lombardia?

Le imprese artigiane, nonostante il quadro generale particolarmente complesso, restano vitali nella nostra regione, anche se ci sono differenze marcate tra i vari comparti.

Il settore dell’edilizia, ad esempio, ha vissuto un boom durante il periodo del superbonus, una buona idea gestita malissimo, ed ora si trova in grave difficoltà. Ecco perché riteniamo importante mantenere le detrazioni del 50% per sostenere coloro che investono nella direzione della sostenibilità e del risparmio energetico. Anche il settore della moda sta soffrendo ed un rallentamento si segnala nella meccanica. Altri comparti invece, come i servizi alla persona, risultano in netta crescita.

Quali sono le principali criticità che affrontano le imprese artigiane?

Sono molte, ma ne citerei tre: la carenza di manodopera, le difficoltà nell’accesso al credito, la tassazione elevata.

Quanto pesa la difficoltà nel reperire manodopera?

Moltissimo, non è una frase fatta ma una realtà che i nostri associati vivono ogni giorno. Da un lato non sempre c’è stata la possibilità di trasmettere un lavoro alle giovani generazioni, dall’altro lato siamo di fronte ad una situazione gravissima di calo della natalità. Per questo motivo è necessario un approccio diverso rispetto al tema dell’immigrazione. Non possiamo continuare a dire, per avere qualche voto in più, che non vogliamo nessun immigrato. Queste persone sono necessarie per le nostre aziende e questo va detto con chiarezza. Poi c’è il tema della formazione e dell’apprendistato, che sono fondamentali. Non ci si può improvvisare artigiani. Quando da giovane mi sono messo in proprio, arrivavo da anni di apprendistato e quindi conoscevo il mestiere. Oggi ci sono molte nuove imprese che sono improvvisate: basta pensare che il 50% delle startup, anche nel settore digitale, non supera il secondo anno di vita e questo è un grave problema perché parliamo di giovani che falliscono.

Alcune aziende chiudono, anche tra le start up, a causa della difficoltà nell’accesso al credito.

Sì, è un problema ancora presente, per tutti. Senza credito, le aziende non possono essere competitive, in particolare in questa fase storica caratterizzata da repentini mutamenti. Assistiamo inoltre ad un paradosso: oggi le aziende vengono valutate dagli istituti di credito anche sulla base di requisiti legati alla sostenibilità ambientale. Ma per raggiungere determinati obiettivi ambientali sono necessari investimenti importanti, per ammodernare gli impianti e per modificare le procedure. Ecco quindi che le pmi artigiane spesso non ottengono credito perché non hanno quei requisiti che raggiungerebbero solo grazie ai finanziamenti. Una situazione che rischia di aggravarsi e che deve essere sbloccata.

A proposito di sostenibilità ed ambiente, Confartigianato ha promosso in questi giorni l’iniziativa della “settimana dell’energia”. Di cosa di tratta?

A livello nazionale Confartigianato ha ripreso un’iniziativa nata nella nostra regione per riflettere sul tema del reperimento dell’energia, della produzione e della sostenibilità delle imprese e anche degli edifici. Proprio il tema della casa è particolarmente rilevante. Infatti dobbiamo correre per raggiungere i traguardi di efficienza e risparmio energetici fissati dall’Europa con la direttiva Case Green. Le condizioni dei nostri edifici sono critiche, come descrivono bene i dati che abbiamo presentato nei giorni scorsi: considerando le singole regioni, il maggior numero di abitazioni costruite prima del 1980 si trova in Lombardia (quasi 3 milioni), c’è quindi un gran bisogno di intervenire efficientando e riqualificando l’esistente. È importante avviare un’operazione mirata al recupero di queste abitazioni, per generare lavoro per le imprese artigiane e raggiungere così gli obiettivi di sostenibilità richiesti dall’Europa.

Il governo nazionale ha da poco varato la nuova legge di bilancio. La sua valutazione è positiva?

Direi che è complessivamente positiva, ma con riserva. In generale c’è un atteggiamento che va nella direzione auspicata da Confartigianato, ma sarebbe opportuno fare di più sul fronte della riduzione della burocrazia e, soprattutto, sul taglio della tassazione. Non basta ridurre le aliquote da quattro a tre: occorre anche abbassare le percentuali di queste aliquote. Come dicevo prima, l’elevata tassazione resta uno dei problemi più gravi che affrontano gli imprenditori artigiani e spesso causa la chiusura delle aziende.

Le imprese artigiane in effetti diminuiscono, anche in Lombardia. Cosa significa per i nostri territori?

Si tratta di una perdita gravissima non solo sul fronte economico perché, quando chiude un’azienda artigiana, si perde un attore che aiuta e sostiene il territorio. Pensiamo ai nostri piccoli comuni e alle numerose feste che li caratterizzano, specialmente nel periodo estivo: dietro tutte queste iniziative ci sono soprattutto commercianti ed artigiani. Se vengono meno queste realtà aziendali, il territorio si impoverisce e i borghi rischiano di scomparire. Peraltro l’artigianato è strettamente legato anche al turismo e questo è molto importante in una regione ad alta vocazione turistica come la Lombardia.

In che modo si concretizza questo legame?

Faccio un esempio che ricavo della mia esperienza. Sono presidente di Visit Brescia, la destination management organization che promuove il turismo di Brescia e dell’intera provincia. Recentemente abbiamo realizzato uno studio tra i turisti stranieri per individuare le motivazioni che li spingono a scegliere i nostri territori: ai primissimi posti troviamo i mercati settimanali e le feste di paese. Se vengono meno gli artigiani, si perde anche una parte del vivere italiano che piace ed affascina i turisti provenienti da tutto il mondo.

Un’ultima domanda guardando al futuro. L’intelligenza artificiale è un pericolo per il settore dell’artigianato?

Non credo, anzi penso che si tratti di un’opportunità per risolvere alcuni problemi, ad esempio per quanto riguarda alcuni lavori che oggi nessuno vuole più fare. Può essere dannosa se utilizzata male, ma può essere un sostegno ulteriore per lo sviluppo delle nostre imprese.

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