Il nodo è nella busta paga: «Non accettiamo solo “no”»

I sindacati Il 10 ottobre Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil si confronteranno con Federmeccanica. Anghileri, segretario Fiom: c’è chiusura sui 280 euro

Con circa 32mila addetti nell’industria metalmeccanica Lecco è la prima provincia italiana per numero di occupati nel settore, va da sé che quindi sul territorio ci sia un forte monitoraggio su come stanno proseguendo a livello centrale i Tavoli delle parti sociali impegnate nel rinnovo del contratto nazionale.

Sono stati quattro fino ad oggi gli incontri fra Federmeccanica e Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil a partire dalla presentazione della piattaforma unitaria dei sindacati, in una trattativa ripresa giovedì scorso, 19 settembre, dopo la pausa estiva ma ancora senza passi avanti significativi.

Recupero del potere d’acquisto

Se ne riparla il 10 ottobre, in un nuovo incontro in cui Federmeccanica presenterà un nuovo documento annunciando ai sindacati di voler «elaborare una proposta organica e strutturata».

Ad oggi «non sono arrivate risposte positive da Federmeccanica rispetto alle nostre richieste, a partire dall’aumento salariale di 280 euro. Il prossimo incontro chiarirà se dalla controparte ci sarà una vera disponibilità a discutere su tutti i punti presentati nella nostra piattaforma, a partire ovviamente dalla richiesta principale dell’aumento salariale», afferma Fabio Anghileri, segretario generale della Fiom-Cgil di Lecco. Quello salariale rimane il nodo principale della nuova trattativa: «La nostra richiesta di aumento salariale ha una sua motivazione legata all’adeguamento al costo della vita, ma da parte datoriale in sostanza ci dicono di aver già messo tanti soldi sul precedente rinnovo contrattuale e a questo giro vogliono dare solo gli aumenti legati all’inflazione programmata. È vero – aggiunge Anghileri – che il nostro contratto rispetto ad altri ha ottenuto maggiori risorse economiche, ma è altrettanto vero che il recupero del potere d’acquisto rispetto all’inflazione media degli ultimi quattro anni è stato inferiore rispetto all’aumento salariale ottenuto».

Per Federmeccanica i 280 euro di aumento sono eccessivi rispetto all’indicatore Inpca-Nei programmato nella proiezione sui prossimi anni, traducibile in base all’andamento dell’inflazione in circa 140 euro: «Nel precedente contratto c’è stato un pezzo di recupero economico legato anche alla riforma dell’inquadramento delle categorie e dei livelli salariali, che però nella sostanza non è stato riconosciuto. La nostra richiesta dei 280 euro va proprio in quella direzione, per recuperare le due voci del recupero di potere d’acquisto del salario e tema dell’inquadramento. Noi chiediamo il doppio rispetto ai 140 euro e posso capire qualche mal di pancia da parte datoriale: ma da lì a dire che ne chiediamo 280 e loro restano fissi sui 140 significa non tener conto di cosa è successo in questi anni. Ora ci auguriamo di capire se nella controparte si aprirà un’inversione di tendenza».

Si continua dunque a trattare, considerando anche che fino al 16 novembre è attiva la cosiddetta clausola di raffreddamento secondo la quale se non si rompe il tavolo di trattativa non si possono avviare mobilitazioni.

Tecnologie e straordinari

«Se si vuole andare avanti in una discussione – sottolinea Anghileri - bisogna ovviamente essere aperti a farla davvero, non possono esserci tavoli dove ci sentiamo dire solo dei no». Un altro punto rilevante della contrattazione riguarda la riduzione dell’orario di lavoro, sui cui Anghileri precisa che da parte sindacale non è stata espressamente chiesta un’immediata modifica bensì «l’avvio di una discussione per avere come obiettivo una riduzione dell’orario.

Con tutto quello che avanza in senso tecnologico il timore è che sempre più tali cambiamenti facciano perdere posti di lavoro. Consideriamo anche – conclude Anghileri - che sul nostro territorio nelle fabbriche metalmeccaniche si lavora solitamente per 9 ore al giorno e non per 8, qualche riflessione sull’occupazione dovrebbe essere fatta.

Certamente un’ora di straordinario consente un salario più consistente al singolo lavoratore, ma è anche vero che un’ora di lavoro in più fatta tutti i giorni magari nell’arco di un anno consentirebbe ad un’azienda di redistribuire meglio il lavoro con delle assunzioni in più. È un tema complesso che tuttavia va affrontato».

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