Cultura e Spettacoli
Lunedì 14 Dicembre 2020
Viaggio pittorico: Lario e Brianza in 100 quadri
Esce il libro che raccoglie le puntate apparse su “La Provincia” e tanti materiali inediti. Curato da Pietro Berra e sostenuto da Fondazione Volta: base per il Parco Letterario
Un percorso coinvolgente alla scoperta del lago di Como e della Brianza con le opere dei maestri che li hanno immortalati da Leonardo a Giancarlo Vitali. Un itinerario culturale seguendo i passi e le vedute degli artisti del Grand Tour, le parole degli autori coevi e una caccia fotografica al punto di vista dei pittori di ieri per confrontare il paesaggio di oggi. Una piccola bibbia lariana del turismo lento che invita a soffermarsi sugli angoli nascosti di questa terra lacustre e porta le opere conservate nei musei del mondo sotto gli occhi dei lettori per sperimentare sul campo la realtà aumentata senza aiuti virtuali. Questo e altro è “Como un quadro. Viaggio tra Lario e Brianza sulle orme dei grandi artisti” di Pietro Berra uscito per New Press Edizioni. Completano i 14 capitoli gli approfondimenti di Alberto Longatti e Clemente Tajana.
Turner e il porto di Como
La guida arriva dopo il successo della rubrica omonima pubblicata su “La provincia”. Il percorso inizia con il lungolago di Como e il porto di Sant’Agostino, ora sepolto da piazza Cavour, dove William Turner soggiornò nel suo viaggio in Italia e trovò la prima fonte d’ispirazione nel 1819 per una serie di schizzi e acquarelli dedicati al Lario nell’arco di quattro decenni. Il “pittore della luce” colse l’anima di questa pozza d’acqua che venne interrata nel 1858, sotto la dominazione austriaca, per costruire una diga foranea più adatta alla navigazione dei battelli. Lady Morgan, viaggiatrice e scrittrice che non risparmiò dalle critiche la città visitata nel 1819, nel suo Italy ricorda che allontanandosi dalla riva del porto « Como appariva sempre più come un elemento di particolare bellezza inserito in uno dei contesti più graziosi disegnati dalla natura».
John Ruskin, grande estimatore di Turner, venne un paio di volte sul Lario e nel 1845 alloggiò in città proprio in una stanza, dell’allora Hotel d’Italie(oggi sede della banca Bnl), affacciata sul porto e nello stesso lato immortalato più volte dal maestro, a partire dal 1819, fino all’apoteosi di “Como: sunset” del 1843, l’acquarello da cui traspare la più nitida visione di “quell’adoratore zoroastriano del sole”. Ancora sulle orme del pittore e precursore del turismo artistico venne su queste rive Thomas Moran che nel 1867 realizzò una veduta del Lario oggi al Metropolitan Museum di New York.
Il viaggio suggerito prosegue con Brunate che gli artisti trasformano da “monte dei santi” a “balcone sulle Alpi”. Il villaggio diventa una località prediletta nella Belle Èpoque con le sue ville e gli alberghi in stile Liberty ed eclettico. La stampa uscita dal torchio di Carl Mayer “Veduta di san Donato” (1848) testimonia questa metamorfosi. Nelle prime cartoline, diffuse in modo esponenziale dal 1894 con l’inaugurazione della funicolare, l’altitudine di Brunate è ritoccata. Il divisionista Vittore Grubicy immortalerà il paesaggio nel dipinto “Alla sorgente del Pissarottino di Brunate”(1905) con la fonte ai tempi nota per essere fra le più cristalline della Lombardia. L’apoteosi pittorica giunge però con il manifesto di Umberto Boccioni per l’Esposizione di pittura e scultura del 1909. L’evento clou dell’epoca per Brunate.
Dobbiamo alla cartellonistica e alle cartoline turistiche la conoscenza del territorio comasco in Italia e all’estero. Un figura chiave nella realizzazione dei manifesti d’artista, in cui primeggia il Lario, è Gabriele Chiattone, padre del futurista Mario e committente di Umberto Boccioni.
Torniamo, con la terza tappa, al centro storico di Como dall’impianto romano e dall’aspetto vivido che piacque a Hermann Hesse. Le piazze e le chiese nei dipinti non appaiono come le vediamo oggi. Al Puskin di Mosca c’è “Una processione religiosa nella Piazza del Duomo di Como”(1817) dell’intelvese Domenico Quaglio Il Giovane che vale il viaggio. Però basta andare in Pinacoteca e osservare il “Mercato del grano a piazza san Fedele a Como”(1870) di Francesco Capiaghi per notare le modifiche della chiesa, dopo il restauro voluto da don Serafino Balestra. Poi si può uscire dalle mura e raggiungere la basilica del Crocifisso. Tra gli ex voto c’è un dipinto che raffigura un fatto storico importantissimo e uno spaccato di città del passato. Si tratta dell’imponente olio su tela di Giovan Paolo Recchi “Il miracolo del Crocifisso”(1647).
Da Villa Olmo alla Pliniana
La quarta tappa del libro è dedicata alla sponda orientale del Lario e a Borgovico, la riva delle meraviglie costellata di ville tra cui quella di Paolo Giovio, oggi scomparsa, che fu il primo museo moderno. Abbondano le testimonianze pittoriche di questo lembo del Lario nell’Ottocento quando il paesaggismo trionfa e ancora prima nel XVI e XVIII secolo. Una su tutte è Villa Olmo di Eduard Gurk che seguì il viaggio in Italia dell’imperatore Ferdinando I nel 1838 e ne restituisce la grandeur tale da sminuire anche i fasti del ricevimento del magnate indiano Isha Ambani nel 2018. Nella litografia, alla biblioteca nazionale di Vienna, si vede la dimora nobiliare punteggiata di luminarie, i paesi limitrofi e l’intero lago in festa e la scritta WFI sulle pendici di Brunate.
Ora per la quinta tappa andiamo in quel di Torno dove secondo Carlo Amoretti, precursore delle guide turistiche, c’è il luogo più celebre di tutto il lago: Villa Pliniana(1573), con la fonte intermittente studiata da Plinio e Leonardo. Il libro riporta una prima veduta del 1810-20 di Joseph Rebell e Carl Frommel già parte della collezione di re Giorgio III. Villa Pliniana, che incantò il poeta Shelley, è il punto di arrivo del percorso suggerito che va dal porto di Sant’Agostino a Como e prosegue con “La riva al Vo’ delle lavandaie” che trovate anche al British Museum grazie a Samuel Prout.
La sesta tappa del nostro tour va in scena da Cernobbio a Sala Comacina su quella sponda occidentale dove c’è un po’ di Lariowood. Si parte con una veduta di Villa d’Este di Friedrich e Carolina Lose per andare poi con l’aiuto di Clemente Tajana a rintracciare i luoghi immortalati negli acquarelli da Winston Churchill nel misterioso soggiorno di svago a Moltrasio del 1945 e infine scoprire “Lake Como from Mrs Heinz’s Villa” di Derek Hill che offre la visione lacustre da Villa Oleandra a Laglio, la casa di George Clooney.
Nella settima tappa si va da Faggeto Lario a Zelbio e si ammira l’orrido di Nesso, ritratto da Marco Gozzi nel 1823 per ordine dell’imperatore d’Austria, nella pieve donata nel 1497 all’amante di Ludovico il Moro che Leonardo ritrasse. L’ottava fermata è in Tremezzina e a Griante, caro agli autori del Grand Tour, come Mary Shelley che vi soggiornò. Invece Sophia Amelia Peabody che non vi mise piede dipinse nel 1839-40 lo straordinario “Isola san Giovanni” che regalò al futuro marito Nathaniel Hawthorne. Poi c’è villa Sommariva o villa Carlotta, dal nome della principessa cui fu regalata nel 1847. Con la nona tappa da Menaggio a Porlezza scopriamo dove stava la Madonna (1525) di Bernardino Luini oggi al Louvre e la storia celata in un ritratto di Francesco Hayez a Villa Vigoni.
Il tramonto di Segantini
La decima sosta è dedicata a Bellagio, perla del Lario, in cui William Fox Talbot nel parco di villa Melzi nel 1833 inventa, per catturare la magia del lago, il processo fotografico negativo/ positivo. Nell’undicesimo capitolo vi sono i laghi briantei con la prima mappa vergata da Leonardo e il primo quadro divisionista “Ave Maria a trasbordo” (1886)che Giovanni Segantini dipinse a Pusiano nell’incanto del riflesso della luce sull’acqua. Nella dodicesima tappa sfila 1’alto Lario, crocevia del Grand Tour, e il lago di Novate Mezzola negli acquarelli di Francis Towne al British Museum e al Louvre. Nel penultimo capitolo si va dalla Lecco manzoniana alla Bellano dei Vitali tra arte e letteratura.
Infine regnano sovrani i colori delle prime foto dipinte a mano, che vedono il lago di Como protagonista, e c’è una donna pioniera della fotografia che cattura scene di vita all’alba del secolo breve. Il libro, secondo della collana “Passeggiate creative”, fa percepire il territorio lariano come un museo a cielo aperto da inserire nel circuito delle città d’arte. È un passo ulteriore che pone le premesse del futuro parco letterario “Da Plinio a Volta” di cui l’associazione Sentiero dei sogni, presieduta da Berra, è promotrice assieme a Fondazione Alessandro Volta, che non a caso ha sostenuto il volume, prefato dal suo presidente Luca Levrini.
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