Cultura e Spettacoli / Tirano e Alta valle
Venerdì 12 Luglio 2019
«Vi porto la speranza degli artisti»
Milanesiana a Bormio, il grande scrittore Petros Markaris ha tenuto un applauditissimo prologo letterario sul tema. Lo chef Oldani elogia l’alberghiera - Il pianista iraniano Ramin Bahrami incanta tutti suonando Bach sotto le stelle.
Sulle note di Bach, suonato mirabilmente dal maestro iraniano Ramin Bahrami, si è chiusa martedì sera la ricca kermesse della Milanesiana. A salutare Bormio, stazione ormai collaudata del festival, e a lanciare l’appuntamento per l’anno nuovo è stata la ideatrice Elisabetta Sgarbi, calorosamente festeggiata anche per il suo compleanno. «Essere di nuovo a Bormio - ha ringraziato l’editrice - è un onore. Ringrazio l’amica Paola Romerio Bonazzi, gli sponsor e tutti gli artisti che hanno preso parte a questa ventesima edizione».
Mentre tra il folto pubblico che ha gremito piazza del Kuerc s’aggiravano tutti gli ospiti (da Wainer Vaccari ad Arisa) della due giorni bormina e molte autorità, dal sindaco Roberto Volpato al prefetto Paola Spena al noto agente di cambio milanese Attilio Ventura, sul palco si sono avvicendati altri grandi nomi della cultura, a partire dallo scrittore Petros Markaris.
Uomo di “grandi orizzonti culturali”, dal doppio passaporto greco e tedesco, autore di gialli di grande successo anche in Italia, lucido interprete della crisi e delle contraddizioni della società moderna, traduttore di Goethe e Brecht in greco, amico e coautore del regista Theo Angelopoulos, Markaris ha tenuto un prologo letterario sul tema della speranza, fil rouge della Milanesiana 2019. «Sicuramente è una caratteristica della società capitalistica la capacità di catturare e mantenere la speranza, ma si tratta di una promessa illusoria - ha spiegato lo scrittore -. Il sistema infatti sollecita i cittadini alla ricerca della speranza per migliorare le loro condizioni di vita. Poi però cerca di affossarla quando la speranza si lega alle lotte per il cambiamento. L’insicurezza – ha osservato – nutre tuttavia il bisogno di cercare e catturare la speranza, la cui ricerca ha però a volte conseguenze destabilizzanti perché la speranza è di per sé sfuggente, non si può chiudere nella culla dei sogni, richiede molto coraggio. Coloro che più di altri cercano la speranza sono gli artisti. Anche se Heinrich Muller la definiva un “privilegio dei ciechi”, per me che sono un ottimista vale l’antico proverbio: la speranza è l’ultima a morire». Come riconoscimento per il nitore della sua scrittura e l’occhio disincantato con cui ha saputo descrivere la crisi del nostro tempo, ma anche per i ponti tra culture che ha saputo costruire (le motivazioni sono state scritte da Mario Andreose, presidente de La Nave di Teseo e storico editor di Umberto Eco, e da Luca Garavoglia, presidente del gruppo Campari ed appassionato lettore delle vicende del commissario Charitos), a lui il Rotary Bormio ha voluto consegnare il premio Contea.
«Sono onorato di questo riconoscimento che – ha ringraziato lo scrittore – dedico con affetto all’amico Andrea Camilleri nella speranza che si riprenda presto». Il premio Contea di Bormio è stato consegnato anche allo chef Davide Oldani che, intervistato dal filosofo Massimo Donà (autore anche di un elogio del vino e del cibo, come espressione della nostra identità e del rapporto che sappiamo costruire con il mondo), ha spiegato i segreti della sua cucina pop. «Pop sta per popolare, ma il termine suggerisce anche il sound dello scoppiettio del mais. Per me - ha spiegato Oldani al folto pubblico di Bormio - la cucina non deve fare i fuochi d’artificio, ma nutrire in modo sano, usando ingredienti stagionali e del territorio, e restituire armonia ai contrasti. Dai miei maestri, Gualtieri e Ducasse, ho imparato che le vocali del cuoco sono onestà, intraprendenza, amore, umiltà e rispetto delle regole. Questo è quello che voglio insegnare anche ai ragazzi che lavorano con me - ha concluso il famoso chef -. Nei giovani credo molto. Ho saputo che a Bormio c’è un’ottima scuola alberghiera. Mi fa molto piacere perché a Cornaredo ho un progetto simile in atto».
Se cibo e cultura hanno in comune di nutrire l’uomo, come carne e come spirito, il pianista iraniano Ramin Bahrami, che ha incantato la Magnifica Terra suonando Bach sotto le stelle, ha ribadito tuttavia il primato della seconda sulla prima: «A mangiar troppo si rischia di stare male - ha concluso -. La cultura invece non è mai troppa». Milanesiana docet.
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