Cultura e Spettacoli / Morbegno e bassa valle
Venerdì 10 Marzo 2017
Sul palco del Frassati “Semplicemente”
Perché «bisogna lavorare divertendosi»
La regista Amonini porta in scena un saggio ispirato al testo del sociologo De Masi. Una sfida per venti attori del laboratorio Quadrato Magico - «Obiettivo veicolare un messaggio».
La regista Gigliola Amonini definisce lo spettacolo teatrale “Semplicemente”, in scena domenica 12 marzo (alle 20,45) al teatro Frassati di Regoledo di Cosio, per certi aspetti un «azzardo». Quello di portare sul palco un saggio sul tema del lavoro ispirato al testo del sociologo del lavoro Domenico De Masi, “Una semplice rivoluzione”. Transitare contenuti da una forma saggistica – e per di più di profonda densità, com’è il volume di De Masi – ad una forma teatrale non è poca cosa. Da qui l’azzardo e anche la sfida che Amonini ha deciso di proporre ai venti attori del laboratorio Quadrato Magico che, da anni, si distingue per affrontare tematiche di un certo spessore.
«Con un laboratorio in cui si lavora con appassionati del teatro non professionisti, non si vuole fare esercizio di stile, ma veicolare messaggi», premette. Ed è quello che accadrà domenica prossima. Amonini rivela che, dopo lo spettacolo “Flessibile hop hop!”, ha voluto tornare sulla scottante tematica del lavoro, ma ha faticato a trovare una drammaturgia che la convincesse, soprattutto per l’esigenza di coinvolgere tanti attori. E così la lettura di “Una semplice rivoluzione”, regalatole da un’amica, le ha aperto un mondo. Del suo progetto di fare del saggio uno spettacolo, la regista di Chiuro ha parlato con De Masi che ha incontrato al Festival della letteratura di Mantova nel settembre scorso (dove lo aveva già ascoltato parlare nove anni fa).
«Sono rimasta colpita dal messaggio positivo che porta – spiega Amonini -: un giorno, secondo lui, non sarà più il desiderio di guadagno a motivarci, ma il desiderio di felicità. Partendo da questa dimensione – se vogliamo anche di sogno - ho letto il libro che mi ha dato molti spunti per la drammaturgia. La riflessione di De Masi verte sul fatto che la nostra è una società smarrita, che va velocissima e non si è riuscita ad adattare al cambiamento. Giulio Cesare e Napoleone, pur di epoche diverse, per muoversi da Roma a Parigi utilizzavano carrozze e coprivano la distanza in dieci giorni con mezzi uguali. La rivoluzione industriale ha cambiato lo stile di vita e la configurazione degli agglomerati urbani ribaltando la vita dell’uomo, portando tecnologia, nanotecnologia, indubbi benefici. Al di là dei pensieri negativi rispetto all’esistenza umana, riflettiamo sul fatto che nel Medioevo eravamo 300 milioni, oggi siamo 7 miliardi con una lunghezza di vita triplicata ed un benessere diffuso». E aggiunge: «Mai gli esseri umani sono stati così bene come in questo momento e, dunque, abbiamo il dovere, secondo De Masi, di escogitare quanto prima soluzioni migliori per migliorare l’esistenza dell’uomo anche in ambito professionale e lavorativo – ancora la regista -. Bisogna trovare un modo per redistribuire le risorse economiche del pianeta. Dobbiamo imparare l’ozio creativo, lavorare divertendoci, mescolare il percorso lavorativo e creativo».
Ma come rendere tutto ciò sul palcoscenico? Ci saranno immagini e suggestioni che il testo ha stimolato nella regista – affiancata per audio e luci da Maurizio Natali - e nei venti attori, ci saranno dialoghi con il pubblico, dialoghi a più voci. Si veicoleranno concetti sociologici attraverso il mezzo teatrale. «Quello che è nato e che vedremo maturare con il pubblico nella “prima” di domenica è uno spettacolo dinamico – annuncia -, con cambi continui di persone e situazioni, passaggi di informazioni anche attraverso partiture fisiche, sonore e gestuali. Si può non condividere il concetto di base, ma sicuramente lo spettacolo non annoierà e non lascerà indifferenti, stimolerà riflessioni e dibattiti».
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