Sgarbi a Galbiate per parlare «di una mostra senza autore e senza opere»

Il celebre critico ha recensito “Pensieri” di Davide Panzeri, 30 anni, galbiatese, non presente in auditorium, fedele al suo principio secondo cui «è l’arte a parlare, non chi la attua». Sgarbi ha così raccontato opere esposte ancora per qualche giorno, dalle 17 alle 20, nell’ex asilo di Bartesate. Un’esposizione sponsorizzata dall’Imsa di Garlate

Un Vittorio Sgarbi straordinario - pacatissimo, dai toni misurati, disponibile verso le domande del folto pubblico e proteso a farsi comprendere da tutti - è stato ospite l’altra sera dell’auditorium “Cesare Golfari”; unica concessione alla sua leggendaria indole, lo ha inizialmente definito «una sorta di oratorio parrocchiale», subito soggiungendo «per la sua aria intima». A portarlo lì è stato (oltre alla segnalazione partita dall’ assessore comunale Franco Limonta mesi addietro) «qualcosa che - ha detto lo stesso Sgarbi - non è mai successo in vita mia: una mostra senza autore; e una mostra di opere che non ci sono». Infatti, Sgarbi è venuto a Galbiate per recensire “Pensieri” di Davide Panzeri, 30 anni, galbiatese, laureato in Scienze psicologiche all’Università di Bergamo: Panzeri però in auditorium non è venuto, fedele al suo principio secondo cui «è l’arte a parlare, non chi la attua». Sgarbi si è ritrovato (consapevolmente) solo, letteralmente a raccontare opere esposte da tutt’altra parte, cioè - ancora per qualche giorno, dalle 17 alle 20 - nell’ex asilo di Bartesate. Un’esposizione in 10 step sponsorizzata dall’Imsa di Garlate. Ha affermato, tra il resto, Sgarbi: «Panzeri non è qui per la sua ossessione, la sua visione del mondo: predilige essere lui stesso invisibile. La sua arte parla all’anima; i suoi sono ritratti di pensieri. Panzeri fa arte astratta? No - ha assicurato Sgarbi, che prima della conferenza era stato riservatamente con l’autore sul posto - Panzeri astrae anche dall’astratto, illustrando riflessioni concepite dalla sua mente, segni immateriali di un pensiero che insegue se stesso».

Il celebre critico - introdotto dall’ex sindaco Livio Bonacina, presente anche l’attuale, Giovanni Montanelli - ha quindi descritto «i testi che accompagnano ogni immagine», cioè «il paradosso di parole che danno immagine a immagini che non ci sono; cioè, le parole sono più visibili delle immagini». Tra circonferenze che terminano in un tratteggio e punti di luce, nella mostra - chi ci andrà, lo potrà constatare - sfilano citazioni da Dante, a Leopardi, a Pirandello, a Goethe, a Gustav Jung. Sgarbi ha riportato il passo «erra l’uomo finché cerca», di Goethe appunto, rimarcando l’«infinito, verso cui la nostra mente tenta di arrivare, ma che non può essere concepito né col pensiero, né con l’immaginazione», fino al tema dello specchio e a quell’”«universo che si squaderna» nella visione del sommo poeta. «Ciò che si squaderna - ha concluso Sgarbi - è un’idea, un’ossessione di invisibilità: ognuno degli autori è un pezzo dei “Pensieri” e anche questo spazio, con me che parlo e voi che siete qui presenti e attenti in una notte di ottobre, è un’opera: generata da Panzeri senza esserci».

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