
Cultura e Spettacoli / Circondario
Martedì 11 Febbraio 2025
Rosita Celentano: «L’importanza di non essere superficiali»
Sessant’anni e non sentirli minimamente, grazie alla scelta di evitare quelli che sono i principali diktat di una vita moderna che ci pone sempre all’inseguimento di qualcosa o qualcuno. Rosita Celentano, la prima figlia del “Molleggiato”, raggiungerà il traguardo il 17 febbraio, portandosi appresso un carico di serenità acquisito nel corso degli anni.
Cosa porta con sé di questi sessant’anni?
«Tanti ricordi differenti. Se me lo avesse chiesto qualche anno fa, almeno un paio di questi li avrei voluti rimuovere, mentre oggi non cambierei nulla. La vita è un percorso meraviglioso, pur coi suoi ostacoli».
Come è giunta a questa consapevolezza?
«Grazie alla curiosità e alla voglia di sapere sempre dove sta la verità. Non mi sono mai accontentata di quello che mi veniva detto, a parte con mio padre, la persona più pura e buona che conosca. Con gli altri ho sempre sentito che dovevo scavare, cercando il benessere interiore e non esteriore. Quando mi capitava una delusione ho sempre pensato che dietro ci fosse anche un’opportunità. Io sono sempre stata la bambina dei “Perché?”, fin da piccola».
Che rapporto ha con suo padre Adriano?
«Speciale, abbastanza unico, frutto della mia educazione. In casa ci è sempre piaciuta la “sana provocazione” e io ero quella delle domande esistenziali, che scatenavano anche dibattiti accesi in famiglia. Sono cresciuta con ottimi insegnamenti, anche su come saper stare a tavola».
In che senso?
«Per noi lo stare a tavola era un momento importante e di aggregazione, da piccoli prima di alzarci dovevamo chiedere il permesso a papà. Oggi il mangiare è legato solo a uno dei sette peccati capitali, ha perso quel senso nobile di comunione. Noi siamo cresciuti con regole precise».
I suoi genitori vivono da anni a Galbiate. Che ricordi ha del posto?
«Quando ci siamo trasferiti avevo già diciassette anni. Io amo molto Milano ma, fin da piccola, ho sempre sentito un’attrazione particolare per la provincia. La prima cosa che faccio al mattino è aprire la finestra e annusare l’aria. Quando stavo a Galbiate vivevo la provincia, con gli amici ci organizzavamo ed esploravamo il territorio, facevamo l’aperitivo sul lungolago e d’estate andavamo a prendere il sole. C’erano altri ritmi...»
Ha dei luoghi del cuore, nel nostro territorio?
«Adoro Bellagio, anche se è fuori provincia. Lecco mi piaceva, ma è stata devastata. Quando sono arrivata io c’era ancora qualcosa di bello, adesso non ha un vero e proprio stile. Mandello del Lario invece mi piace molto, è deliziosa e ci ho fatto anche una puntata de “La domenica del villaggio”».
Quanto ha influenzato l’essere figlia di Celentano e Claudia Mori nella sua scelta di lavorare nel mondo dello spettacolo?
«In realtà sono stati un insieme di fattori, però è chiaro che se entrambi i tuoi genitori fanno questo mestiere, impari anche senza accorgertene perché l’aria che respiri è quella. Da piccoli i nostri giochi comprendevano il recitare scenette e ricordo di aver scritto anche una sceneggiatura. Col passare degli anni ti rendi poi conto che è quello che ti piace fare. Mio padre poi non era quello che ti dava “la carezzina”, ci ha sempre spronato a migliorare, sapeva che con il nostro cognome le critiche sarebbero state più dure».
Lei ha fatto anche Sanremo nel 1989, che ricordo ne ha?
«Stupendo, il nostro è stato tra i primi come record di ascolti, un bel banco di prova in un clima bellissimo. Fu una bella esperienza, mi divertii tanto e alla gente piacemmo proprio per la nostra genuinità».
Chi è Rosita Celentano oggi?
«Una donna di sessant’anni che se ne sente trentotto, molto fiera di sé; ho stima di me, con le mie fragilità. Ho affrontato ostacoli che non ho scelto, scoprendo di essere più forte di quello che pensavo. Ho anche scoperto che si può essere felici ventiquattr’ore su ventiquattro. La ricerca della felicità è un sentiero meraviglioso e impegnativo ma, quando si arriva in cima, le difficoltà affrontate le ricordi con meno paura. Sono felice di essere al mondo e l’ho capito grazie alla gratitudine, all’aver preso coscienza di non dare tutto per scontato».
Cosa si aspetta dal futuro?
«Non ho aspettative, non le ho mai avute. Ho sempre vissuto più nel passato, dei ricordi belli, ma oggi vivo il presente, l’attimo. Faccio attenzione a lasciare dietro di me “passi puliti”. In una società in cui si fa gara a scaricare la colpa su qualcun altro, mi auguro di riuscire a vivere sempre più con senso etico ed empatia. A fine giornata voglio potermi dire “Brava, non sei stata superficiale”».
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