Cultura e Spettacoli / Lecco città
Venerdì 11 Dicembre 2015
«Renzi, chi era costui?
E chi se lo ricorda più»
Sabina Guzzanti questa sera va in scena al Teatro della Società. Dal futuro il racconto del «periodo più buio dell’umanità», dal 1990 al 2041
Nello spettacolo in programma questa sera al Teatro della Società - “Come ne venimmo fuori di e con Sabina Guzzanti, regia di Giorgio Gallione - il pubblico si trova catapultato nel futuro. Una donna, SabnaQƒ2, sale sul palco per pronunciare il discorso celebrativo sulla fine del periodo storico più buio che l’umanità abbia mai fronteggiato: il periodo che va dal 1990 al 2041, noto a tutti come “il secolo di merda”.
A Sabina Guzzanti chiediamo se non è un po’ breve un secolo che va dal 1990 al 2041. Perché?
L’idea centrale dello spettacolo è che nel futuro si sono accorti che la nostra epoca era oppressa da un’ideologia terribile, la più autoritaria e disumanizzante che l’umanità abbia conosciuto. Un’ideologia che non solo era riuscita a plasmare le idee politiche, ma anche il modo di sentire, i desideri, la memoria, le relazioni.
Ho pensato di far finire questo periodo storico così arido e violento, in cui il denaro da mezzo di scambio, diventa legge, non troppo presto perché non è verosimile, né troppo tardi, perché non ne possiamo più. E l’ho definito “secolo” perché sembrava che non finisse mai.
E invece come finisce?
Come ne venimmo fuori si rivela alla fine dello spettacolo e non posso rovinare la sorpresa. Ambientare lo spettacolo in un tempo futuro – un classico dell’umorismo - è un espediente per guardare il presente facendo finta di essere lontani, quindi più sereni. E’ più facile divertirsi pensando a tutti i problemi di oggi come se fossero passati. Quando ho fatto i primi esperimenti col pubblico per vedere se l’idea funzionava, avevo detto che il secolo di m... era finito nel 51. Una donna alla fine dello spettacolo si è lamentata: io nel 51, se ci arrivo, avrò 95 anni. Ho pensato che farle un regalo mi costava così poco, e ho anticipato la fine di 10 anni.
C’è continuità con i precedenti spettacoli?
Dagli inizi della mia carriera sono cambiate tante cose. Intanto per me è diventato impossibile lavorare in tv, troppi veti politici, e io piano piano mi sono avvicinata a quello che mi interessa di più, il cinema e il teatro. Produco le mie cose senza compromessi e sono sicura che la qualità di quello che faccio migliora di anno in anno. Credo che questo sia lo spettacolo migliore che ho fatto, che affronta questioni complesse e riflessioni importanti. Certo, anche attraverso la comicità e la satira, e l’interpretazione di alcuni personaggi contemporanei, la Marcegaglia, la De Filippi, Berlusconi, racconto anche di un certo Renzi o Ronzi che qualcuno dice diventò presidente del consiglio, anche se le immagini che ci sono arrivate di lui ci fanno escludere che possa avere occupato un ruolo così importante.
C’è un qualche spiraglio, una speranza o il pessimismo ha già vinto?
C’è grande ottimismo e serenità nel mio spettacolo e credo che agli spettatori possa piacere molto questo approccio. Cerco di scardinare il senso di impotenza e di palude che ci opprime.
© RIPRODUZIONE RISERVATA