Cultura e Spettacoli / Circondario
Venerdì 27 Ottobre 2023
Quant’è bella Olginate vista da Roma
Cinema Applausi nel Festival della Capitale per “Cento domeniche”, l’ultimo film griffato da Antonio Albanese
Se c’è una cosa che Antonio Albanese non nasconde, è l’orgoglio per le sue origini. Le mette nei titoli di testa, sempre: la famiglia operaia, immigrati dalla Sicilia negli anni del boom, il paese dove è nato, dove ha studiato e dove ha cominciato a lavorare come metalmeccanico, Olginate, che per raccontarlo devi dire che è vicino a Lecco e spesso non basta, meglio vicino a Milano.
Tutte cose, il mondo operaio e il paese, che sono in “Cento domeniche”, il film da lui diretto e interpretato, in anteprima per la stampa alla Festa del Cinema di Roma.
La curiosità
Don Davide Milani, prevosto di Lecco, e grande appassionato di cinema, era presente su invito dell’attore-regista «La cosa curiosa - confida - a parte la bellissima accoglienza, i quindici minuti di applausi, la gente del cinema che era presente e gli ha reso omaggio, a parte tutto questo la cosa curiosa era che molti che mi conoscono mi hanno chiesto notizie della location del film. Nuova e insolita».
E riconoscibilissima, per noi. Olginate, il lago e le montagne sullo sfondo. Poi qualche scena girata a Lecco, in piazza Garibaldi e altrove, con molte comparse che quando il film arriverà a Lecco («Ci siamo già accordati - dice don Davide - in modo di averlo in prima visione il giorno di uscita e poi vedremo quando Antonio potrà venire a presentarlo») in tanti si riconosceranno.
Ma chi è Antonio Riva, protagonista del film in sala dal 23 novembre con Vision Distribution? Intanto è un uomo buono, un ex operaio, che conduce la vita che sogna ogni pensionato che non rimpiange il lavoro.
Gioca a bocce con gli amici, adora la madre anziana (Giulia Lazzarini) ed ha anche buonissimi rapporti con l’ex moglie, Margherita (Sandra Ceccarelli).
Ma ciò che è al centro di tutta la vita di questo operaio è l’amatissima figlia, Emilia (Liliana Bottone). Quando gli annuncia che ha deciso di sposarsi, per Antonio è la felicità: finalmente può mostrare tutto l’amore che ha per lei, regalarle il più bel matrimonio possibile.
Ma in banca troverà una sorpresa che lo apre prima alla depressione e poi alla tragedia.
«È un film necessario che racconta un’ingiustizia» - dice Albanese - Una storia immensa, di una crudeltà impressionante. Non è un film contro le banche, ma che racconta quello che può succedere se qualcuna di loro sbaglia».
E ancora Albanese: «Volevo anche raccontare il mondo degli operai. In Italia sono poco meno di cinque milioni e sono loro che sostengono questo Paese, non sono gli ultimi, sono i primi e da un po’ di decenni sono abbandonati. Anni che c’è una politica che non si gira mai dalla loro parte».
Per don Milani “Cento domeniche” - il tempo che ci voleva, una volta usciti dal Caleotto, per tirare su casa con qualche amico capomastro - «é un film molto nordico. Riuscire a farsi applaudire a Roma non è facile. Ma in effetti è una storia che vale per tutta Italia. Però è centrato sulla cultura del lavoro delle nostre terre e sulle nostre comunità, dove la banca era conosciuta come confessionale».
«Un film molto verticale - continua - fortemente voluto da Antonio, racconta in modo semplice una storia drammatica, senza esagerare i toni».
Colori lividi
La fotografia ha colori lividi. Antonio Albanese non vuole rappresentare la bellezza dei luoghi come in cartolina. «Mette sullo sfondo il paesaggio, bello di suo ma in sordina, e fa risaltare la bellezza delle persone, gente operosa per la quale molare un utensile al tornio è bello - conclude don Milani - Un vero tributo al patrimonio geografico umano di qui».
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