Poggiridenti, svelata la tela restaurata di San Luigi Gonzaga

Si respirava aria di festa nella chiesa San Fedele di Poggiridenti domenica scorsa non solo perché è stata celebrata la festa patronale con tanto di funzione religiosa accompagnata dalla banda, pranzo comunitario e sottoscrizione a premi, ma anche perché, dopo tanta attesa, l’associazione San Fedele ha presentato il restauro della tela di San Luigi Gonzaga. L’opera – che ha colpito per la delicatezza del tema e la dolcezza con cui il Santo e il Bambino vengono rappresentati - è stata restaurata dall’associazione San Fedele con la partecipazione di offerenti che hanno voluto contribuire alla spesa a testimonianza dell’attaccamento ai beni storico-religiosi. Sottoscrizione ancora aperta, sia per ricordare i propri cari defunti, persone che portavano e portano il nome di Luigi, o semplice sostegno alle attività promosse dall’associazione. Il dipinto, opera del pittore Alessandro Paravicini e risalente al 1749, originariamente appeso alla parete del presbiterio della chiesa parrocchiale, è l’unico superstite delle tele lì collocate e trafugate nell’ottobre del 1974 come ha ricordato, in apertura dell’incontro, Alfonsina Pizzatti dell’associazione. «Il restauro di questa tela per noi rappresenta un ripagare, un ricordare qual misfatto e quel furto subito – ha affermato Pizzatti -. Restauro vuol dire conservare per trasmettere; conservare è un atto di amore; trasmettere è un atto di speranza».

Il parroco, don Umberto Lumina, ha aggiunto: «Un pezzo alla volta stiamo mettendo a posto e valorizzando la nostra chiesa – ha detto -. Abbiamo iniziato con lo stendardo di San Fedele (un manufatto sacro di altissimo livello qualitativo e artistico databile al primo quarto del XVII secolo per i ricami e tra la seconda metà del Settecento e il Novecento per i tessuti), ora è toccato alla tela. Pian piano arriveremo “in cima”». Al fianco di don Umberto, il parroco di Tresivio don Augusto Bormolini e, ospite gradito, monsignor Luciano Capelli, vescovo emerito di Gizo. Seduto al tavolo dei relatori, invece, don Mariano Margnelli, parroco di Sazzo (Ponte in Valtellina) dove a San Luigi è stata dedicata la chiesa consacrata, nel 1664, dal cardinale Federico Borromeo, da allora, divenuta meta di devoti e pellegrini. «Secondo me la figura di San Luigi può dire qualcosa anche al presente, prima di tutto perché si tratta di un santo giovane e anche i nostri giovani hanno ideali e qualcosa per cui sentono che la loro vita può essere spesa – il pensiero di don Mariano -. Poi Luigi, all’inizio, ha dovuto faticare e lottare, ha dovuto tirar fuori i denti per portare avanti la sua chiamata nonostante le contrarietà della famiglia. È stato molto determinato per raggiungere i suoi obiettivi. Infine una cosa che mi affascina è la sua scelta di coraggio: Luigi muore perché si fa contagiare da alcuni ammalati di peste che, però, aveva deciso di andare a servire. Aveva capito che, al posto di rimanere protetto negli ambienti del seminario, in quel momento essendo giovane e forte, doveva dare una mano agli altri».

Franca Prandi, presidente dell’Associazione San Fedele e storica, ha ricostruito il culto legato a San Luigi (di cui parleremo diffusamente in un prossimo numero del giornale). «San Luigi è stato celebrato ben presto in Valtellina, visto che già dal 1608 ha cominciato a sorgere la nuova chiesa a lui dedicata a Sazzo - afferma Prandi -. La chiesa ha catalizzato il culto del santo con le processioni che arrivavano anche anche dall’Alta Valle». Infine la restauratrice Ornella Sterlocchi ha descritto brevemente il lavoro sulla tela, unica senza cucitura, che presentava una perdita di elasticità del supporto tessile, tagli e lacerazioni e un degrado dovuto all’allentamento della tela, all’invecchiamento e all’umidità ambientale.

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