Cultura e Spettacoli / Morbegno e bassa valle
Giovedì 17 Novembre 2016
Paoli e Rea fuoriclasse. “Due come noi che...” fa sognare Morbegno
Qm Live: serata straordinaria sabato all’auditorium. Feeling assoluto tra il cantautore e il pianista jazz. E i classici rivisitati sono, tutti, da standing ovation.
Due come Gino Paoli e Danilo Rea non potevano che fare esplodere di applausi l’auditorium Sant’Antonio di Morbegno. Si è aperta con un duo d’eccezione la XVII stagione Qm Live Festival, l’ l’iniziativa organizzata dall’associazione Quadrato Magico con il contributo di Comune di Morbegno, Fondazione Pro Valtellina, Bim e il sostegno di numerosi sponsor privati. In questa occasione Gino Paoli e Danilo Rea si sono sbizzarriti nel loro “Due come noi che...” .
Uno dei più grandi interpreti della canzone d’autore italiana, Paoli, e uno dei più lirici e creativi pianisti di oggi, Rea, hanno jazzato insieme per uno spettacolo unico e irripetibile (sono soliti cambiare di concerto in concerto il loro repertorio), improvvisando ad arte grazie alle mani esperte di Rea e al desiderio di sperimentazione che da sempre accompagna Paoli. Il fortunato sodalizio ha avuto inizio con il progetto “Un incontro in Jazz” e la pubblicazione degli album “Milestones” e “Auditorium”, e per fortuna, non si è mai interrotto fino a questa stagione con “Due come noi che…”.
Lo hanno sentito bene e vibrante il feeling fra i due artisti gli spettatori che hanno riempito il salotto buono di Morbegno. Niente fronzoli scenografici, sul palco solo un microfono e un pianoforte illuminati da una soffusa luce blu. Il blu in fondo è un po’ il colore del jazz e il jazz è l’ennesima metamorfosi del cantautore genovese che insieme al pianista Danilo Rea può - eccome - permettersi di sperimentare cambiando le regole.
«Ogni sera ci inventiamo - ha detto Paoli - Il jazz è una mentalità. Quello che avviene in quel momento irripetibile». Così i due si sono spostati fra i classici rivisitati di Paoli, l’omaggio ai vecchi amici e l’amore per l’autenticità della tradizione napoletana e francese dalla quale la cultura musicale italiana non può prescindere. L’introduzione è “Una furtiva lagrima” , celebre brano dal “L’elisir d’amore” di Donizetti che preannuncia l’anima del concerto che come un melodramma giocoso si colloca in perfetto equilibrio tra la modernità degli arrangiamenti e la nostalgia di tempi andati.
Poi Sergio Endrigo di “ Io che amo solo te”, Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè citati nel mix strepitoso di piano solo, con la chiusa intensa lasciata a “Bocca di rosa”, e ancora Luigi Tenco nell’ indimenticata ”Vedrai vedrai”, Umberto Bindi “Il nostro concerto”, Herbert Pagani “Albergo a ore”. Brividi su “Fingere di te”, “Che cosa c’è”, “Sassi”, ”Sapore di sale”, ”Vivere ancora”, ma anche in “Passione” e “Reginella” di Libero Bovio. Il finale è tutto per il grande pubblico con “Una lunga storia d’ amore”, “Il cielo in una stanza” e la delicata “Senza fine”, con le note ulteriori di “Ti lascio una canzone”. E quindi applausi per un virtuoso jazzista che apre universi musicali sulle linee melodiche di Paoli e per un cantautore sempre più grande interprete che a 82 anni non ha smesso di giocare da professionista con la (bella) musica.
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