Cultura e Spettacoli / Lecco città
Sabato 31 Gennaio 2015
Opulenza e ricchezza misurano il potere
La “profezia” di Sciascia da applausi
Una sorta di “evoluzione della specie” nel testo del grande scrittore siciliano
Successo per lo spettacolo del Teatro Biondo Stabile di Palermo al Sociale di Lecco
Il potere ha fra le sue unità di misura la ricchezza, l’opulenza. Ieri come oggi. E lo spettacolo del Sociale “L’onorevole” di Leonardo Sciascia, nell’allestimento di Teatro Biondo Stabile di Palermo, Emilia Romagna Teatro Fondazione e Associazione Diablogues, regia di Enzo Vetrano e Salvatore Randisi, ha trovato un modo molto plastico di rappresentare il potere attraverso la ricchezza: semplicemente chiedendo agli attori, al virtuale cambio di scena, di spingere verso l’esterno le pareti mobili delle quinte per allargare gli spazi, dentro i quali sistemare oggetti di arredamento via via più costosi.
Dalla casa modesta del professor Frangipane alla dimora borghese dell’onorevole Frangipane.
È tutto nella parabola narrata da Leonardo Sciascia in questo suo testo teatrale, dove si assiste all’evoluzione della specie: si prendono le mosse da un integerrimo uomo di cultura, di condizioni modeste, costretto a dare lezioni private per arrivare a fine mese, fino a farlo diventare parlamentare, quasi necessariamente colluso con i poteri forti che in Sicilia, oggi come allora (la commedia di Sciascia è del 1965) significa mafia.
E quindi affari e spartizioni di ricchezze, addomesticando i piani regolatori all’inseguimento del massimo profitto, corrompendo. Negli ultimi vent’anni ne abbiamo viste di cose di questo tipo, fantasiosi mezzi per affermare i propri privilegi che Sciascia, pur profetico, non poteva neppure concepire.
“L’onorevole” è un testo che racconta infatti, con intrigante ironia, come l’ascesa politica di un onesto professore di lettere possa diventare un’ineluttabile ma pacifica, perfino brillante, caduta morale.
Il modesto professor Frangipane accetta la candidatura che gli viene inaspettatamente offerta dal monsignore e dalla DC.
Ha quindi inizio una carriera politica inarrestabile che lo porta a conquistare un potere sempre più forte, a muoversi tra agi e lusso, ma anche a scendere a compromessi sempre più miseri e a stringere loschi accordi con personaggi malavitosi, fra connivenze tra politica, affari, alti prelati e criminalità organizzata, favori e corruzioni, furbizie e tradimenti.
Gli fa da contraltare la moglie Assunta che comincia come ad appropriarsi dell’identità che il marito va perdendo, attraverso un’immersione nell’idealismo, nel senso di giustizia e nella sete di cultura di Don Chisciotte, lettura prediletta di Frangipane quando era ancora professore.
Un finale brechtiano, dove un personaggio alla ribalta afferma che si è solo scherzato, mostrandoci una signora Assunta perfettamente integrata nel ruolo di moglie dell’onorevole, è il colpo finale di Sciascia all’unico personaggio che poteva autorizzare un po’ di speranza nel mare magnum della corruzione.
Bravi gli interpreti, lungamente applauditi alla ribalta, i due registi Enzo Vetrano, nel ruolo dell’onorevole, e Stefano Randisi in quello del monsignore e Laura Marinoni, in quello della moglie dell’onorevole, donna Assunta.
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