Cultura e Spettacoli / Circondario
Lunedì 07 Ottobre 2013
Olginate, con Zambrini
e la Marcotulli vere emozioni
Chi ha avuto la fortuna di assistere al concerto di Antonio Zambrini e Rita Marcotulli si è portato a casa emozioni e sensazioni da conservare tra i ricordi musicali più cari e significativi
Chi ha avuto la fortuna di assistere al concerto di Antonio Zambrini e Rita Marcotulli, tenutosi nei giorni scorsi a Olginate, nel Convento di Santa Maria la Vite, si è portato a casa emozioni e sensazioni da conservare tra i ricordi musicali più cari e significativi.
D’altra parte i concerti dal vivo dei grandi musicisti riservano sempre qualche emozione in più rispetto a ciò che può avvenire ascoltando un cd nato in una sala di registrazione. È quello che è accaduto a Olginate nella sede del Melabò, l’associazione che ha reso possibile questo evento, dove i due prestigiosi pianisti e compositori, hanno regalato emozioni e sorprese che sono andate di là da quelle procurate dal semplice ascolto del recentissimo cd “Antonio Zambrini + Rita Marcotulli = La Conversazione” dal quale hanno tratto la maggior parte dei brani presentati.
Il rapporto con il pubblico, numeroso, attento, carico di aspettative, lo scenario di due pianoforti schierati l’uno di fronte all’altro, l’atmosfera di un contesto come quello di un convento del XIII secolo con la sua storia e i suoi affreschi quattrocenteschi, hanno contribuito a creare la giusta tensione e la giusta atmosfera necessarie per imbastire una fruttuosa “conversazione” tra due grandi artisti; una conversazione, peraltro, fondata sulla stima e sul rispetto reciproci, ma non priva di un vivace dibattito e di serrati confronti.
Poi, la comune capacità di ascolto l’uno dell’altra, ha consentito di trovare, ogni volta, punti di mediazione.
D’altra parte, i due pianisti, che in questi anni si sono costruiti percorsi professionali di grande rispetto (con collaborazioni che vedono sfilare i più grandi jazzisti del mondo), vantano, accanto a specificità molto personali, anche numerosi punti in comune, come il reciproco amore per il cinema che trasuda continuamente nelle loro composizioni, o una forte vena intimistica, o, ancora, l’apertura verso generi musicali diversi come il mondo della classica, della musica leggera o della musica d’autore. Questa disponibilità e apertura a trecentosessanta gradi del loro modo di fare e intendere il jazz, consente una grande varietà espressiva sorretta da una tecnica impareggiabile che si traduce in esecuzioni cristalline che neppure il sovrapporsi di due pianoforti riesce a cancellare. Peraltro, in alcuni momenti della serata, l’intesa tra i due pianisti è stata così forte da creare l’illusione di essere di fronte ad un solo grande pianoforte.
Se le composizioni di Zambrini, come Antonia, Melampo o Passato di verdura, sono attraversate da una sottile ironia che a tratti li rende accattivanti e maliziosi, quelle di Rita Marcotulli, come La strada invisibile, Koiné o Waves and wind, si muovono fra tradizione e ricerca di nuove sonorità e nuove possibilità espressive del pianoforte. Alla fine, generale soddisfazione e applausi calorosi per tutti.
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