Moroni candidato al David di Donatello,
e la Valtellina fa il tifo

Sondrio

Buona la terza? Lo scopriremo tra un mese, il 7 maggio, quando Elena Sofia Ricci e Mika condurranno in diretta televisiva la cerimonia di presentazione del David di Donatello. E lì scopriremo se dopo due candidature in passato - nel 2002 per la sceneggiatura de L’immensità di Emanuele Crialese, nel 2005 come regista esordiente per Tu devi essere il lupo - il 53enne sondriese Vittorio Moroni riuscirà a vincere il premio più importante del cinema italiano (escluso il Leone d’Oro a Venezia, ma quello è all’interno di un Festival).

Questa volta lo troviamo nella categoria della sceneggiatura non originale (ovvero, tratta da un libro): con Adriano Chiarelli e Francesco Costabile (che l’ha anche diretto) ha scritto Familia, nato da Non sarà sempre così di Luigi Celeste. Moroni ha una quasi trentennale esperienza di vita a Roma, dove lavora da quando, a fine anni Novanta, vinse la Sacher d’Argento, ovvero il secondo premio (superato peraltro solo da un grande come Matteo Garrone) nel festival per giovani registi di Nanni Moretti. Ma non ha certo interrotto i rapporti con la propria valle. E anche adesso è ben felice di commentare con la Provincia: «È sempre un privilegio, un’avventura culturale e umana, essere chiamato ad esplorare l’universo di segni, la visione, di un altro regista, è come costruire insieme un velivolo che prenderà il volo lungo traiettorie decise da un altro pilota. Ma la costruzione dell’aeronave è già di per sé un viaggio eccitante. In questo caso, oltretutto, l’avventura è stata complicata dal fatto che la nostra sceneggiatura derivava da un libro che raccontava un parricidio. Tradurre quella verità crudele nei confini di una sceneggiatura chiedeva un rispetto speciale, la consapevolezza della necessità di una attenzione estrema, per cercare un equilibrio esatto tra la verità fattuale e la libertà-verità drammaturgica. Nella nostra officina di scrittura ci siamo impegnati per mesi, realizzando varie stesure, mettendo a confronto e in discussione le nostre sensibilità e visioni, sapendo che stavamo maneggiando un materiale sensibile, importante e delicatissimo».

Decideranno i giurati del David se Moroni, Chiarelli e Costabile ci sono riusciti. Di sicuro le critiche nei mesi scorsi sono state lusinghiere, tra l’altro sottolineando anche la misura scelta nel raccontare una storia di degrado, violenza, ignoranza e malissimo interpretato amore famigliare.

E anche per questo le nomination di Familia sono ben otto (le altre sono attore e attrice, sia protagonisti che non pro tagonisti, casting, canzone e premio Giovani). Ma altrettanto di sicuro la contesa per la statuetta non sarà semplice, visti i nomi che completano la cinquina in gara per le sceneggiature non originali. C’è anche un premio Oscar, Gabriele Salvatores, con NapoliNew York. E poi Gianni Amelio e Alberto Taraglio (Campo di battaglia), Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli e Stefano Sardo (L’arte della gioia) e Roberto Proia (Il ragazzo dai pantaloni rosa).

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