Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Martedì 10 Aprile 2018
Livio Benetti, una vita in perfetto equilibrio
Un artista di straordinaria completezza tra famiglia, scuola, attività politica, sociale e culturale. Ponte lo celebra con una mostra curata dal figlio Aurelio che ne ricorda il profilo di “homo faber”.
U n uomo e artista di straordinaria completezza ed equilibrio in cui tutto trovava il suo giusto posto: la vita in famiglia (marito e padre di quattro figli maschi), la scuola (ha insegnato tutta la vita disegno e storia dell’arte all’Istituto magistrale di Sondrio), l’attività artistica caratterizzata da una pluralità di linguaggi (pittura, scultura, mosaico, disegno), l’impegno politico (segretario politico della nascente Dc provinciale e amministratore comunale di Sondrio), sociale (membro del consiglio di amministrazione dell’ospedale di Sondrio e delle Acli valtellinesi), culturale (collaborò con Giovan Battista Gianoli per la nascita del Museo valtellinese di storia e arte di Sondrio).
Parliamo di Livio Benetti cui, nel trentennale della scomparsa (più precisamente nel 31esimo essendo venuto a mancare nel gennaio del 1987), la biblioteca “Libero Della Briotta” di Ponte in Valtellina, nell’ambito di “Ponte in fiore”, dedica una mostra al teatro comunale Piazzi che si propone come una panoramica esemplificativa della vasta produzione di Benetti. “Livio Benetti – dalla collezione di famiglia” è il titolo della personale in cui sono esposte opere scelte fra quelle in possesso dei familiari: «Olii, acquerelli, sculture di diverse epoche ed esposte senza seguire un ordine cronologico - spiega il figlio Aurelio che ha curato la mostra -, ma tenendo conto delle dimensioni e della forma della sala di esposizione al fine di una corretta fruibilità e percezione delle opere».
Le tele, i disegni e gli acquerelli sono appesi alle tre pareti mentre le sculture sono esposte nel palco sovraelevato a pianta circolare – come si può osservare nel progetto del figlio, pubblicato sul catalogo che accompagna l’evento – da cui si diparte una fila di vetrinette, disposte lungo l’asse della porzione inferiore della sala, contenenti le sculture di piccola dimensione. Un tavolo e alcune vetrine sono destinate a materiale documentario: cataloghi, libri e attrezzi di studio dell’artista.
A tal proposito Aurelio, in occasione della presentazione, ha espresso il desiderio di trovare un ambiente che ricostruisca lo studio del padre, di cui restano alcuni attrezzi che esprimono appieno «l’homo faber» che egli era. «Formava in gesso di propria mano le sculture in creta o plastilina che aveva modellato - ricorda affettuosamente il figlio -: mi ricordo che invadeva con i gessi più grandi anche il giardino di casa quando le dimensioni dello studio (una vecchia cantina poco lontano dall’abitazione) non erano sufficienti». Commoventi le parole di Aurelio di Livio-uomo e Livio-padre, una «personalità matura e quadrata, quella di un uomo che si è fatto da sé, un padre autorevole che dava sicurezza», «instancabile nell’affrontare i compiti più seri e impegnativi, si sedeva tranquillo solo al tavolo da pranzo davanti alle pietanze che sua moglie, provetta cuoca, gli preparava con affetto».
Luisa Anna Bertoletti – componente della biblioteca e ideatrice della mostra insieme ad Aurelio – si sofferma sulla chiara e immediata leggibilità del linguaggio artistico di Benetti: «L’artista concepisce, infatti, l’arte come espressione popolare - afferma -, come medium comunicativo da tutti immediatamente intellegibile e adatto a trasmettere valori universalmente validi e condivisibili». Le opere esposte, provenienti dalla collezione di famiglia, consentono di apprezzare «l’uso della luminosità, tanto caratteristico dei dipinti, le superfici – ora vibranti, ricche di movimento, ora semplificate nei volumi e nei dettagli – delle opere scultoree, le linee ariose e plastiche dei suoi disegni. Il percorso espositivo offre ai visitatori anche manufatti in bronzo - la scultura è la tecnica prediletta dell’artista -, dipinti ad olio, acquerelli, disegni a carboncino, incisioni».
Nella scultura colpiscono le linee verticalizzate che sembrano elevare la materia in particolare nelle opere di carattere sacro: ad esempio “Il figliol prodigo” - prestato dalla parrocchia di Ponte -, dove il dinamismo della composizione si veste di significati simbolici. Da sottolineare che, fuori dal percorso espositivo, si possono ammirare, proprio nel borgo pontasco, i medaglioni che ritraggono Francesco Saverio Quadrio e Renzo Giuliani, collocati sulla facciata del palazzo antistante la chiesa parrocchiale. Nel cimitero una “Resurrezione” costituisce il monumento funebre della famiglia Bruseghini. Per l’altare della chiesa parrocchiale sono stati fusi in bronzo i “Simboli dell’Eucarestia” (oggi conservati con “Il figliol prodigo” al museo parrocchiale e presto visitabili nella loro originaria collocazione) e per l’ambone della medesima chiesa i “Simboli dei quattro evangelisti”. Tutto ciò per dire che Ponte – luogo che Livio Benetti ha amato per la bellezza del paesaggio, per la ricchezza di architetture e di opere d’arte – “restituisce” questo affetto e questa amicizia con un percorso di scoperta o riscoperta dell’opera di Benetti dentro e fuori il teatro comunale. Lui lo merita, d’altra parte, «uomo dalle solide fondamenta e dalle tante virtù – come sottolinea il presidente della biblioteca, Claudio Franchetti -, un uomo che si è nutrtito dell’amore per l’arte e per la famiglia, ma che ha saputo mettersi a disposizione anche della collettività».
La mostra è visitabile fino al 22 aprile il sabato dalle 15 alle 18,30, domenica e festivi dalle 11 alle 12, dalle 15 alle 18,30.
© RIPRODUZIONE RISERVATA