Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Venerdì 03 Gennaio 2025
L’addio a Paolo Benvegnù,
numerosi i ricordi valtellinesi
Poeta e cantautore finissimo, persona di splendente umanità e cortesia. Paolo Benvegnù, scomparso improvvisamente a 59 anni, con la sua presenza gentile e la sua qualità artistica ha illuminato diversi momenti valtellinesi che ricordo con affetto e nostalgia. Primo incontro con lui nel 2004, aveva appena pubblicato (dopo l’esperienza con gli Scisma, band seminale degli anni Novanta), il suo primo album “Piccoli Fragilissimi Film” ed era venuto a presentarlo in concerto al Teatro Frassati di Regoledo, invitato da Quadrato Magico. Sapevo poco, quasi niente di lui e rimasi colpito dalla bellezza di quel set elettrico e dalla forza e dall’ironia di quei testi, un modo davvero cinematografico di raccontare la vita e l’amore. Nei camerini, mi avevano stupito la gentilezza e la familiarità con cui mi aveva accolto. A parlare di musica e di emozioni, mi sembrava ci conoscessimo da tempo, era come se avessimo fatto l’asilo insieme, gli dissi scherzando. E giù risate.
L’ ho rivisto anni dopo, nel 2012, quando venne in Valtellina per AmbriaJazz a cantare le “Cime domestiche” insieme a Monica Demuru, Petra Magoni, Ares Tavolazzi e Guglielmo Ridolfo Gagliano. Prima a Villa Visconti Venosta di Grosio e poi ad Ambria. Stavolta ci conoscevamo, parlammo ancora di tutto, confidò che in valle si sentiva come a casa propria. Il terzo incontro, qualche anno fa a Bologna, nel backstage di un suo concerto al Locomotiv. Serata pervasa di poesia elettrica, emozioni forti e poi l’abbraccio dietro le quinte. Ci siamo dati appuntamento ad una prossima volta e il 12 novembre dell’anno scorso lui suonava ancora al Locomotiv, nel tour del ventennale di “Piccoli fragilissimi film”, quel disco che ci aveva fatto conoscere, ma io ero impegnato da un’altra parte. Ci sarebbe stata un’altra occasione, pensavo. Invece.
Nell’ultimo giorno dell’ anno il suo cuore enorme si è fermato. Scompare un musicista autentico, ma soprattutto una persona splendida che sono felice di avere conosciuto. Non scompare, per fortuna, la sua musica che finalmente aveva ottenuto il meritato riconoscimento, una Targa Tenco che suonava come premio alla carriera e nessuno avrebbe mai pensato sarebbe stata alla memoria. Mi piace che l’ultima canzone da lui cantata nel programma di Bollani su Raitre sia stata “My Sweet Lord” di George Harrison, suo grande ispiratore. “E’ inutile parlare d’amore” ribadisce il titolo del suo disco, davvero l’ultimo purtroppo. Lo sappiamo. Ma continueremo a farlo. Arrivederci, Paolone.
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