Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Sabato 16 Novembre 2013
Il sondriese Moroni convince
Applausi al Festival di Roma
Accoglienza molto calorosa per il regista valtellinese e il suo “Se chiudo gli occhi non sono più qui”
Fuori concorso c’è anche il sondriese Stefano Scherini nel cast di “La Luna su Torino” di Davide Ferrario
Accoglienza molto calorosa al Festival del cinema di Roma per il nuovo film di Vittorio Moroni, “Se chiudo gli occhi non sono più qui”.
Il regista sondriese è tornato al cinema con un lungometraggio di finzione che ha scritto, diretto e prodotto con la sua società 50 N.
La pellicola che arriva otto anni dopo “Tu devi essere il lupo”, ma con due documentari importanti nel mezzo, è in concorso nella sezione “Alice nella città” riservata alle storie di bambini e ragazzi.
Il film di Moroni è sicuramente un buon film, ha il suo punto di forza nel debuttante Mark Manaloto, perfetto nei panni di Kiko, scelto tra circa 200 adolescenti d’origine filippina.
Il regista è riuscito a togliere ogni componente sociologica dal film: non si parla o quasi di immigrazione, il protagonista è un adolescente come tanti, in lotta contro un mondo che non lo capisce e lo vorrebbe diverso, che cerca una fuga nella fantasia e nel ricordo.
L’essere a metà straniero gli dà qualcosa in più, l’essere sospeso tra due mondi e sentire due mancanze: il padre (interpretato da Ignazio Oliva che era già il padre in “Tu devi essere il lupo”) e la terra d’origine della madre.
Indovinato il cast con Beppe Fiorello per una volta cattivo nel ruolo di di Ennio, Giorgio Colangeli che è Ettore, la madre Hazel Morillo e Ivan Franek e Anita Kravos in parti più piccole.
In due momenti, in qualità di insegnante di storia, c’è l’attore sondriese Stefano Scherini è anche tra gli interpreti di “La Luna su Torino” di Davide Ferrario, presentato fuori concorso a Roma.
Il film di Ferrario è un po’ fiaba e un po’ commedia fantasiosa e insolita, ricorda da lontano spirito di “Dopo mezzanotte”, con riferimenti leopardiani, omaggi al cinema muto, tanti riferimenti al 45° parallelo e al documentario che realizzò nel 1997 con i Csi.
Protagonisti sono tre trenta-quarantenni che vivono in una casa sulla collina e hanno rapporti diversi con la città, ma cercano a loro modo la felicità e un posto nel mondo.
Stefano Scherini è Ivan che fa il fotografo “per non guardare mai due volte le cose nello stesso modo”, una parte non troppo visibile ma importante nell’economia della storia e che l’attore riesce dipingere con pochi tratti.n
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