“Il canto di Zoe” e l’umanità. Donadoni al Teatro Festival

Eventi Lo spettacolo ha debuttato a giugno al Teatro al Massimo di Palermo «Racconta del nostro presente e della non dualità tra uomo e ambiente»

Appuntamento di punta del Teatro Festival Valtellina quello in programma oggi alle 21, a palazzo San Michele.

Torna l’attrice Claudia Donadoni che, dopo aver presentato a Teglio il suo primo libro “Forse”, porta a Tirano “Il canto di Zoe”, uno spettacolo che ruota intorno al tema dell’umanità. «Racconta del nostro presente, della non dualità tra uomo e ambiente e tra uomo e uomo - racconta l’attrice e regista - E su come il futuro, incerto e difficile intorno a questi temi, sia ancora possibile da costruire ma serve un’azione di consapevolezza e di trasformazione che, necessariamente, deve partire da ciascuno di noi».

Il tema dell’umanità

“Il canto di Zoe” ha debuttato il 24 giugno al Teatro al Massimo di Palermo in occasione di un prestigioso convegno organizzato dai Rotary Sicilia e Malta distretto 2110 proprio intorno al tema dell’umanità a cui hanno partecipato anche Vito Mancuso e il Premio Nobel per la Pace 2015 Abdelaiz Essid.

«Siamo stati scelti proprio per il tema che lo spettacolo affronta e questo ci ha reso molto felici - prosegue - Lo spettacolo, le cui musiche sono state come sempre curate da Giovanni Bataloni che le eseguirà dal vivo in scena, è stato in realtà un progetto che, già a partire dalla ricerca delle storie da raccontare, storie realmente accadute, ha messo in rete diversi attori, una Ong che ha sede a Milano “Liveinslums” e opera in Africa, con l’obiettivo di realizzare progetti umanitari focalizzati sulle aree urbane per migliorare la qualità di vita di chi le vive e poi realtà che operano nel Palermitano tra cui l’organizzazione no profit  “Lisca Bianca” nata per favorire l’inclusione sociale di giovani svantaggiati attraverso il restauro dell’omonima imbarcazione simbolo della tradizione e della cultura mediterranea».

Dettagli importanti questi, per Donadoni, per la quale il teatro è «un valore d’uso» per provare, attraverso le sue narrazioni sia a rendere il presente più intelligibile, sia a creare rete per costruire valore e, con questo spettacolo, anche nella fase di allestimento, di ricerca di storie e materiali ciò è avvenuto.

Il ciclo della vita

Nello spettacolo Zoe è una donna che incarna la vita nella sua essenza. Ogni volta che una vita nasce o muore, Zoe compone un canto. Necessario a quella vita, in quel momento. Se il ciclo della vita è in armonia, nel rispetto di ogni sua forma, le parole dei canti sorgono in lei senza fatica. Ma qualcosa, in questo nostro tempo, pare aver inceppato il meccanismo. L’essere umano che ha sempre messo in campo amore, intelligenza e aiuto reciproco sembra aver dimenticato una legge antica che lo precede. Non esiste separazione tra uomo e ambiente. Tra uomo e uomo.

I momenti vitali, legati ai canti, riaffiorano nella memoria di Zoe come istantanee che riportano ad alcuni nodi del nostro tempo. Racconti di fatti accaduti, da cui il personaggio entra ed esce ponendosi domande e cercando di stimolare riflessioni sul senso della parola “umanità”. Non tutto è perduto. Forse si può tentare di cambiare le narrazioni fatte fin qui. Ma serve una presa di coscienza collettiva che spetta ad ognuno, se si vuole ancora salvare quello che ci circonda, oltre a noi stessi.

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