I “Ricche le Mura” spiccano il volo

Berbenno Sono entrati in una delle più importanti etichette indipendenti italiane “La Tempesta Dischi” . Tra gli artisti sui quali puntare. Il brano “Lusso” circola bene e ora uscirà “Volpi” col disco. «Cantiamo il territorio»

Ne stanno facendo di strada dai primi passi mossi a Berbenno i Ricche le Mura, sicuramente una delle formazioni più interessanti delle nostre parti. Non per niente si stanno piacevolmente accorgendo di loro ben al di là dei confini valtellinesi.

Concerto al circolo Arci

I nostri infatti sono entrati ufficialmente sotto contratto con una delle più importanti etichette indipendenti italiane “La Tempesta Dischi” con la quale un mesetto fa hanno pubblicato il primo singolo “Lusso”, che sta circolando bene. Il 4 febbraio hanno suonato al Circolo Arci Bellezza di Milano, perché sono rientrati tra i 15 Cbcr (artisti italiani su cui puntare nel 2023) selezionati da Rocki-t, il 2 marzo erano sul palco del Freakout Club di Bologna, poi toccherà ad alcune tappe a Milano e dintorni, sentiteli dal vivo, ne vale davvero la pena.

Il primo marzo è uscito il loro secondo singolo “Volpi” che anticipa l’uscita ad aprile del loro disco. Insomma,  i ragazzi stanno spiccando il volo. «I contatti con Tempesta Dischi sono nati qualche mese fa, quando, dopo essere stati notati dall’affascinante Adalberto Valsecchi (sondriese sassofonista dei 72 Hours Post Fight, anch’essi sotto Tempesta)- dicono i Ricche le Mura - le nostre demo autoprodotte sono arrivate alle orecchie di Enrico Molteni, fondatore dell’etichetta; quest’ultimo, noto ai più come bassista e fondatore dei Tre Allegri Ragazzi Morti, si è mostrato interessato al progetto, per poi accoglierci nella sua label dopo un po’ di conoscenza iniziale».  Com’è lavorare con Tempesta? «Sta andando alla grande. All’interno c’è un clima quasi familiare, ed è un onore per noi far parte di un roster simile, pieno di artisti (soprattutto giovani) che seguiamo da anni e che ora sentiamo per telefono». Il singolo in uscita è intitolato “Volpi”.

«Una canzone con un’indole più pop rispetto alle precedenti, con un’estetica e degli arrangiamenti segnati da un sincero romanticismo, quasi sognante». Il pezzo si rivolge a una ragazza che si è smarrita nel bosco e prende la forma di una dolce rassicurazione. È un brano che vuole ricordare che, anche nei momenti di smarrimento, per uscire dall’oscurità, “tutta la luce che ti serve, è in una scintilla”. Il disco invece, in uscita prima dell’estate, è intitolato “Inizio turno fine” e vuole raccontare l’alienazione e i sentimenti legati a una vita vissuta in funzione del lavoro; «narrato, però, attraverso le lenti di ciò che lavoro non è, tramite gli sprazzi di una vita spontanea e i diversi e goffi tentativi di uscire dalla propria condizione di apatia. Ci piace pensare che il protagonista del disco potrebbe essere un lavoratore del vecchio cotonificio Fossati in cima a Sondrio. Tutti i contenuti grafici legati al disco sono infatti ispirati da materiale originale (manuali operativi, fotografie dell’epoca…)  di un’impresa valligiana degli anni ‘80».

La band ha poi integrato in un brano istruzioni le note per i lavoratori recuperate da un registro originale proprio di questa fabbrica, lette da amici e conoscenti, «per trasmettere la quotidianità delle giornate lavorative di qualcuno che 40 anni fa avrebbe potuto benissimo essere uno di noi». E i legami con la Valle restano forti, anche ai concerti non è difficile sentirli prendere posizioni sui grandi temi locali. «Crediamo sia un grande valore aggiunto scavare nel paesaggio locale e riuscire a esprimere senza filtri il contesto in cui i pezzi sono stati realizzati. Anche la scelta di esprimersi nella propria lingua madre è legata a questo aspetto; forse se fossimo stati in grado di parlare fluentemente in dialetto lo avremmo scelto per esprimerci. Ci piace pensare che scegliere di parlare della dimensione locale significhi riconoscere anche a livello universale la dignità di ogni altro luogo e cultura».

Il messaggio ambientale

E ancora: «Vivendo in un contesto così meravigliosamente incorniciato da boschi e vallate viene spontaneo esprimersi all’interno di un certo campo semantico; il parlare del contesto naturale che ci circonda è una scelta per valorizzarlo e al contempo prendere le distanze dal nostro fondovalle segnato dal cemento e ormai paesaggisticamente devastato e dai terribili lavori programmati per le Olimpiadi 2026. C’è rabbia e tristezza per quanto siamo stati capaci di rovinare la nostra bellissima terra». Terra che “mi abbraccia come una mamma, nel sacco a pelo, caldo sollievo».

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